Rapporto Fondazione Moressa

José Angel Oropeza, dal suo peculiare punto di osservazione "globale" dei fenomeni migratori (è Direttore della Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, a Roma) ha ragionato intorno ai canali di circolazione nell'universo migranti guardandolo dall'altra sponda del Mediterraneo: la combinazione povertà-oppressione, che sfocia in conflitti e rivolte genera necessariamente fuga. Chi raggiunge l'Occidente sfuggendo a condizioni difficili sociali e di sussistenza cerca, sì, migliori condizioni economiche, ma cerca anche libertà. Una delle sfide è anche, quindi, come contribuire allo sviluppo degli altri Paesi, abbandonando una mentalità coloniale o, se si vuole, da "contraente dominante". Secondo Oropeza è necessario, fra Stati, «un dialogo franco e sincero e un cambio radicale delle relazioni commerciali, regolando attraverso corrette relazioni internazionali i canali di migrazione regolare.

L'immigrazione irregolare costituisce un costo e un danno sociale, i fenomeni illegali si combattono con la creazione, sulle due sponde, delle condizioni favorevoli. Non certo erigendo muri». Sempre Oropeza sul tema della xenofobia: «La migrazione non va vista con il prisma della paura, ma con quello delle opportunità. La popolazione italiana ed europea invecchia e la vera sfida sta in come rispondere ai bisogni e alle aspettative, in come gestire le persone che sono qui. In questo il ruolo della comunicazione è cruciale. Stampa e TV costituiscono una leva fondamentale?».

I numeri globali sono impressionanti: 750 milioni di sfollati "interni", altri 214 milioni sono i migranti (una persona su sette, al mondo), che diventeranno 450 milioni entro il 2050. Solo per stare all'arco mediterraneo che va dal Marocco all'Egitto, su 300 milioni di persone, il 50% ha un'età compresa fra i 15 e i 24 anni e un tasso di disoccupazione del 45%. Di fatto stiamo parlando di potenziali nuovi migranti. Oropeza conclude, invitando ad uno "sforzo di creatività per trasformare questi fatti da problemi in occasioni". Noi sottoscriviamo.

Luciano Esposito

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