Non possiamo certo dirci sorpresi: il flop della sanatoria 2012 era largamente annunciato, con buona pace del Governo che potrà fare cassa in modo molto ridotto. Il mercato nero dei permessi di soggiorno però non si è fermato. Il prezzo medio di vendita, in questa edizione, sembra essere stato di 7000 euro, in genere con i contributi esclusi. Questo flop, abbinato ai dati emersi dal secondo Rapporto sull'economia dell'emmigrazione della Fondazione Moressa, presentato a Venezia pochi giorni fa, conferma la necessità indifferibile di rimettere mano alla legge sull'immigrazione. Anzi, per essere più espliciti: di mandare in pensione la Bossi-Fini e sostituirla con un testo capace di riconoscere, in primo luogo, l'immigrazione per quello che è: un fenomeno strutturale, che non si ferma con i muri o con la propaganda. C'è un gap incredibilmente profondo tra molte nostre leggi e la loro reale capacità di governare i fenomeni. In questo numero diversi articoli ce lo ricordano: quello di Sergio Bontempelli sulla sanatoria flop e quello di Luciano Esposito sul rapporto della Fondazione (che evidenzia il paradosso di un Paese che da un lato trae vantaggi innegabili dalla presenza degli immigrati ma dall'altro fa poco o nulla per tutelare i loro diritti e favorire il loro inserimento).

Ma ce lo ricordano anche Rosamaria Vitale, raccontando la sua esperienza nel campo dei rimpatri volontari assistiti, e Fulvio Vassallo Paleologo che, "ospitato" dalla rubrica Lasciamoli Uscire ci spiega cosa siano i rimpatri differiti, l'ultima tendenza  nel campo della detenzione amministrativa. E ce lo ricorda un articolo che abbiamo ripreso da un sito ferrarese e che colloca la questione carceri italiane nella sua ottica più veritiera: strutture concepite non per rieducare ma per portare gli indesiderabili  lontano dalla vista delle "persone per bene". E' quasi superfluo ricordare che i migranti sono in pole position nella lista degli indesiderabili.

Vi segnaliamo, in questo numero, un pezzo-report sulla prima assemblea della rete Primo Marzo. Da questo incontro, che si è tenuto a Modena, sono scaturite le prime possibili parole d'ordine per la prossima Giornata senza di noi: c'è mixitè, che per la rete rappresenta un classico irrinunciabile, e ci sono due netti no: ai Centri di Identificazione ed Espulsione, "strutture indecenti, inutili e costose, che devono essere smascherate e chiuse", e al razzismo istituzionale.

Da leggere con molta attenzione, infine, sono l'intervista all'assessore al welfare della Toscana, in cui si parla di tavoli rom e di pratiche da mettere al bando, e la lettera da Bruxelles, che ci porta nel cuore delle amministrative belghe e ci suggerisce degli utili confronti con la realtà italiana.

Buona lettura e buon inizio settimana!

Stefania Ragusa

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