In 90 anni sono state perse il 90% delle varietà di mais. In 80 anni abbiamo detto addio a 86 tipi di mele su cento.
Negli ultimi 20 anni abbiamo rinunciato a coltivare, e quindi a consumare, tre quarti delle varietà che si coltivavano prima.La riduzione della varietà di frutta e verdura è inesorabile. Questa perdita è gravissima per la biodiversità coltivata, che è la prima garanzia per la qualità dell'alimentazione. Ma è anche un rischio ambientale: avere meno varietà coltivate vuol dire avere meno capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici e, quindi, più pesticidi e fertilizzanti chimici. Vuol dire anche meno saperi, quelli legati alla produzione e al consumo di alimenti ormai scomparsi.
E anche meno sapori.Vuol dire meno cura del territorio, meno paesaggio. Vuol dire meno diritti per chi il cibo lo produce e meno sicurezza per lo consuma. In una parola, vuol dire minor sovranità alimentare che è il diritto di ogni popolo a produrre e a consumare cibo in quantità e qualità adeguate. Cibo che rispetti e riaffermi le identità, i saperi specifici del territorio, il patrimonio ambientale tutelandolo per le generazioni future.Questo il messaggio che, con uno spot di 30 secondi, vuole lanciare Acra, una ong attiva nella cooperazione rurale in Africa e America Latina, in occasione della prossima Giornata Mondiale dell'Alimentazione che si celebrerà domani, 16 ottobre. Trenta secondi per sensibilizzare gli spettatori a un consumo di cibo "più buono, più pulito e più giusto" in un'ottica di sovranità alimentare. Lo spot è stato realizzato da Elisabetta Facco, nell'ambito del progetto "Good practices in sustainable agriculture and Food Sovereignty: developing an inclusive approach in fighting against poverty" finanziato dall'Unione Europea e con il contributo del Comune di Milano.Fausta Chiesa