Le reazioni di indignazione, di sdegno, le interpellanze parlamentari, i dibatti, gli articoli si stanno susseguendo ad un ritmo impressionante: d'altra parte il filmato, in pochi minuti, ha fatto il giro del mondo riflettendo l'immagine di un paese veramente (riutilizzando un termine, una volta tanto, adeguato) da "terzo mondo", cioè di un paese che sembra non sapere affrontare i problemi che colpiscono i propri cittadini più deboli ed indifesi: i minori.

Per loro e per difendere i loro diritti, l'Italia ha da sempre istituito - e giustamente se ne vanta - il tribunale dei minori con dei magistrati che dovrebbero saper affrontare ogni evenienza, anche quando le situazioni richiedono un intervento di emergenza. Ora non ci è dato conoscere se nel caso in esame si fosse trattato di una questione di vita e di morte, tanto da richiedere l'attuazione di un vero e proprio " blitz", come se in quella scuola non ci fosse stato un bambino di 9 anni, ma un seguace di Bin Laden, ma che l'azione sia stata affatto "sproporzionata al problema" (per usare una espressione educata), è opinione da tutti condivisa.

Eppure non avrebbe il giudice dei minori incaricato della procedura avuto la possibilità di agire diversamente? Possibile che l'azione violenta fosse l'unica opzione percorribile? O forse, anche in questo caso, la presunzione di " onnipotenza", ben nota a chi ha a che fare con alcuni esponenti della magistratura minorile, ha "colpito" un'altra volta?

Sono anni che andiamo ripetendo che il minore è l'unica "persona", nello stato italiano, che non ha diritto a difendersi dall'attacco degli adulti, quando questi, in nome del suo supremo interesse, sembrano in realtà, schierarsi decisamente contro (il che avviene ogni qualvolta si carica il minore delle responsabilità e delle colpe di chi l'ha messo al mondo!).

E sono anni che andiamo supplicando perché sia data effettiva operatività alla figura dell' Avvocato del Minore, un legale appositamente preparato, capace di rappresentare, realmente e concretamente, i diritti di ogni minore quando gli stessi vengano messi in pericolo da una difficoltà familiare. Un legale nominato d'ufficio ogni qualvolta un minore "precipiti" in una situazione a rischio di uscita dal proprio nucleo familiare.

Se il bambino vittima della violenza subita avesse avuto, in tale occasione, il "suo" avvocato, non avremmo assistito a quella tremenda scena e, anzi, si sarebbe già trovata, da tempo, una soluzione al problema dei suoi genitori .

Ma ci chiediamo anche, a che è servita l'istituzione del "Garante per l'infanzia"? Ci saremo persi qualche agenzia o qualche trasmissione, ma non mi pare di aver sentito, almeno fino ad ora, una sua presa di posizione o l'apertura di una indagine .E' invece proprio il caso di domandarsi quali garanzie, in questo frangente, siano state offerte al " nostro" bambino.

Come genitori, come responsabili di associazioni che si battono per la difesa dei diritti dei bambini, siamo chiamati, in prima persona, a scendere nuovamente in campo, non solo nel grido di indignazione e denuncia, ma soprattutto a reiterare i nostri sforzi per offrire anche ai minori italiani, le conquiste ottenute in alcuni paesi esteri: un avvocato del minore, nominato e accompagnato da una associazione di tutela dei diritti dei minori e un garante per l'infanzia, espressione di un "osservatorio" costituito dalle associazioni locali specializzare nelle problematiche dei minori .

Marco Griffini
Presidente Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini

Ufficio StampaAlessia De Rubeis, 335.1846.197 - alessia.derubeis@aibi.it

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