Alla fine sembra proprio che l'adozione della Tobin tax a livello europeo sia realtà. Anche l'Italia alla fine parteciperà a quel gruppo ristretto di Paesi che intende mettere una tassa del 0,05% sulle transazioni finanziarie. Una grande vittoria per chi si batte da anni per un provvedimento mirante ad attingere almeno un poco ai capitali che transitano da un capo all'altro del mondo sulla scorta di istanze speculative quasi sempre poco trasparenti. I Paesi europei aderenti alla Tobin Tax utilizzeranno il meccanismo della "collaborazione rafforzata": se almeno 9 Paesi su 27 sono d'accordo possono agire in determinati ambiti senza il consenso degli altri, facendo in questo modo da apripista a chi si vorrà aggregare in un secondo tempo.
Il pressing sul Governo Monti da parte di numerose ONG è continuato fino ai giorni scorsi. Così commenta il risultato raggiunto la Campagna Zerozerocinque: "Dopo vari tentennamenti e fino all'ultimo scettica, finalmente l'Italia è della partita. Ha sciolto le sue riserve ed esplicitato questa mattina la sua piena adesione. La lettera italiana alla Commissione verrà controfirmata a breve dal Ministro dell'Economia e delle Finanze Grilli.
Dunque la Tassa sulle Transazioni Finanziarie è ora una certezza! La Campagna ZeroZeroCinque, sostenuta da oltre 50 organizzazioni della società civile italiana, da anni svolge la sua attività di sensibilizzazione e di promozione di una piccola tassa, quel famoso granello di sabbia negli ingranaggi della finanza che ha il duplice vantaggio di frenare la speculazione e di generare un gettito da destinare al welfare, alla cooperazione allo sviluppo e alla lotta contro i cambiamenti climatici.
"Quello di oggi è un risultato molto importante, ma è solo un primo passo nella giusta direzione" - sostiene Andrea Baranes, portavoce della Campagna ZeroZeroCinque - "Continueremo, con ancora più forza, la nostra attività di sensibilizzazione della cittadinanza e di pressione sulle istituzioni per vigilare sulle modalità di applicazione della tassa, ad esempio per quali strumenti finanziari verrà applicata, data l'importanza che comprenda le operazioni in valuta e derivati, e sulla futura destinazione del gettito. La dimensione della finanza è tale per cui anche un'imposta dello 0,05% permetterebbe di generare ogni anno risorse significative che chiediamo al Governo italiano di destinare per finanziare misure volte a sostenere il welfare nel nostro Paese e per onorare i nostri impegni a livello internazionale in tema di cooperazione allo sviluppo e contrasto ai cambiamenti climatici."
Per il presidente delle Acli Andrea Olivero la decisione assunta ieri, come riporta un comunicato stampa: "rappresenta «una grande occasione per l'Italia e per l'Europa, un segnale importante per di ridare speranza ai cittadini e fiducia nelle istituzioni nazionali ed europee». «Chi ha causato o addirittura lucrato sulla crisi - spiega Olivero - dovrà restituire qualcosa a chi ha già pagato molto e continua a pagare. Ci si avvia finalmente a voltare pagina rispetto ad un modello finanziario sganciato dall'economia reale e indifferente ai destini delle persone e degli Stati. Un primo passo verso quello sviluppo sostenibile capace di integrare etica ed economia».
Le Acli, insieme ai promotori della campagna ZeroZeroCinque, proseguiranno l'attività di sensibilizzazione dei cittadini e delle istituzioni, vigilando in particolare sulle modalità di applicazione della tassa, perché possa comprendere le operazioni in valuta e derivati. La richiesta è che il ricavato dell'imposta vada a finanziare da una parte il sistema di welfare, dall'altra gli impegni internazionali di cooperazione allo sviluppo di contrasto ai cambiamenti climatici."
Non bisogna tuttavia sedersi sugli allori. Un articolo di lettera43 descrive tutti i possibili futuri ostacoli: "Ma l'aliquota sulle speculazioni finanziarie, a 40 anni dalla sua invenzione a opera dell'economista James Tobin, da cui il nome, ha ancora molti avversari.
Il conto è facile: all'appello mancano 16 nazioni. La maggioranza, nell'Europa a 27. E anche se lo strumento della cooperazione rafforzata, con l'accordo a 11, consentirebbe ai Paesi aderenti di agire da soli in assenza di prassi condivise da tutta l'Unione (senza tuttavia escludere la possibilità di nuove adesioni) il risultato sembra arridere ai nemici giurati della tassa, a cominciare da Irlanda, Svezia e, soprattutto, Inghilterra.
Il rischio, ora, è che le transazioni finanziare a breve termine - quelle che la Tobin Tax vuole colpire, con l'obiettivo di stabilizzare i mercati valutari - si spostino semplicemente dalle piazze dell'Europa continentale a quelle d'Oltremanica o d'Oltreceano. Immettendo nelle casse dell'Unione un gettito molto inferiore ai 57 miliardi di euro auspicati inizialmente da Francia e Germania.
Insomma, una tassa Robin Hood ma "all'europea", che anziché "dare ai poveri" finirebbe per favorire gli astenuti, come il Lussemburgo (dove si è tenuta la riunione di EcoFin) e quello che gli economisti iniziano a chiamare il Tax heaven Uk , il paradiso fiscale di Cameron.
Senza contare che, con il rifiuto netto di Usa e Giappone a una Tobin Tax globale, infatti, la proposta di tassazione europea riguarderebbe solo i movimenti finanziari intra-comunitari, lasciando intatti quelli dei capitali extra Ue. Ormai, però, la strada è spianata. La Commissione presenterà la proposta di regolamento a metà novembre, e si scommette su un accordo entro fine anno.
Si parte dalla proposta della Commissione Ue già sul tavolo: tassa su scambio di azioni e obbligazioni dello 0,1%, sui contratti derivati dello 0,01%.
Meno di quanto suggerito dallo stesso Tobin (0,05%) in una famosa intervista rilasciata nel 2001 al settimanale tedesco Der Spiegel. Ma questo basterebbe, se la tassa fosse applicata globalmente, a estirpare la fame nel mondo."
Vale la pena di sostenerla fino in fondo. (PGC)