Riparte la Campagna Every One: Si può donare con un sms.
Rapporto Fao: uno su otto senza cibo. In calo, ma il 16% vive nei Paesi sviluppati. Save the Children: 200 milioni i bimbi malnutriti.
Sono quasi 870 milioni le persone che soffrono la fame. La maggioranza, ossia 852 milioni, vive nei paesi in via di sviluppo, e rappresenta il 15% della loro popolazione complessiva, mentre i restanti 16 milioni vivono nei paesi sviluppati. È quanto evidenzia il rapporto «The State of Food Insecurity in the World 2012» (Sofi), pubblicato dalla Fao insiema al Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e il Programma alimentare mondiale (Pam).
IN CALO - L'Onu, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Agricoltura e l'Alimentazione, spiega che il totale dei malnutriti è calato e questo è fa ben sperare di riuscire a raggiungere, o quantomeno avvicinare, l'obiettivo di dimezzare entro il 2015 il numero di quanti soffrono la fame nel mondo, ma è ancora un numero «inaccettabile». I dati: nel periodo compreso tra il 1990-92 e il 2010-12 il numero totale delle persone che soffrono la fame è diminuito di 132 milioni, passando dal 18,6% della popolazione mondiale al 12,5%, e dal 23,2% al 14,9% nei paesi in via di sviluppo. Tra il 1990 e il 2007 il numero delle persone che soffrono la fame è calato in modo molto più marcato di quanto non si prevedesse, mentre dal 2007-08 i progressi si sono rallentati e stabilizzati.
I DATI POSITIVI - «Dal 2007, con la crisi economica, sono state colpite le fasce più povere - ha sottolineato José Graziano da Silva, direttore generale Fao, intervenendo alla presentazione dell'edizione 2012 del rapporto Sofi - sia sul fronte dei consumatori che dei produttori. Nell'Africa subsahariana il numero di affamati è passato a 234 milioni con un incremento di 64 milioni; in Africa settentrionale da 22 milioni a 41, fenomeno collegato alle situazioni di conflitto; in Asia la riduzione delle persone che soffrono la fame, 195 milioni, è piuttosto consistente. Asia e Pacifico hanno fatto la parte del leone in questo caso». È di oltre il 35% la riduzione degli affamati in Mali, Camerun, Thailandia, Perù, Nicaragua, Brasile». Tutti esempi di risultati positivi», ha commentato da Silva: «Progressi sono stati ottenuti ma i numeri sono ancora troppo alti, un dato inaccettabile per noi».
I BAMBINI - L'80% dei bambini gravemente malnutriti nel mondo si concentra in 20 paesi. La maggior parte di essi sono anche i paesi con un alto tasso di mortalità infantile come Sierra Leone, Somalia e Mali.
E sui bambini si concentra anche il rapporto su mortalità infantile e denutrizione di Save the Children: 200 milioni di bambini sotto i 5 anni nel mondo - argomenta il rapporto - soffrono di malnutrizione, responsabile di più di un terzo di tutte le morti infantili. A fronte di un terzo della produzione mondiale di cibo perduta o sprecata ogni anno, pari a 1,3 miliardi di tonnellate. Con il nuovo rapporto With-Out, riparte quindi la Campagna Every One di Save the Children per combattere le morti assurde di 6,9 milioni di bambini all'anno. Il Palloncino rosso - simbolo della Campagna - attraverserà l'Italia per mobilitare persone e istituzioni. Anche molti testimonial a fianco di Every One, che dal 15 ottobre all'11 novembre si potrà sostenere con un sms 45507
OBIETTIVO ZERO - Negli ultimi 20 anni, secondo i dati del rapporto Sofi, le politiche per la riduzione di questa emergenza che colpisce il 15% della popolazione del pianeta hanno dato risultati migliori di quanto non si potesse prevedere, tanto che sembra possibile raggiungere gli obiettivi di dimezzamento della percentuale di popolazione sottonutrita fissati per il 2015: «È venuto il momento di guardare avanti - ha concluso da Silva - l'obiettivo zero del Millennium Development Goal può essere perseguito. Dobbiamo spingerci laddove possibile: la Fao lavorerà con le agenzie consorelle per raggiungere questo obiettivo».
SFIDA - La relazione di quest'anno si sofferma inoltre sul ruolo della crescita economica nella diminuzione della denutrizione; una crescita sostenibile in agricoltura è spesso efficace, sottolinea il rapporto, per coinvolgere nei programmi di sviluppo anche le fasce di popolazione più povere che vivono nelle zone rurali e che traggono solo dall'agricoltura i loro mezzi di sussistenza.