Meno emissioni di CO2, solare, teleriscaldamento e pompe di calore.

Con i soldi risparmiati finanziate borse di studio, programmi di soggiorno all'estero, didattica e ricerca.

Analisi dei consumi energetici e della mobilità, attenzione ai rifiuti e alle risorse idriche e monitoraggio di aule, servizi, strutture e attività. È questa la svolta ecologica dell'Università Bicocca di Milano per ridurre gli sprechi e limitare la sua impronta di carbonio. Un progetto appena annunciato che, nel giro di due anni e con un investimento di 90 mila euro, dovrebbe garantire all'ateneo una riduzione delle emissioni di CO2 di circa il 15%. E un risparmio in termini economici di centinaia di migliaia di euro da destinare a progetti d'interscambio in Paesi stranieri e borse di studio. Una ricerca scientifica su tutto il campus, composto da 25 edifici, 192 aule didattiche e 600 luoghi tra laboratori di ricerca e uffici su Milano e Monza, che vede come attori principali i dipartimenti di scienze dell'ambiente e di sociologia, impegnati sinergicamente a raccogliere dati e risultati.

GUERRA ALLA CO2 - Un monitoraggio costante delle risorse e una strada verso la sostenibilità energetica, cominciati nei mesi passati con la misurazione pilota dei consumi dell'edificio U7. Dove non solo è stata misurata la quantità di anidride carbonica pari circa a 1.700 tonnellate ogni anno e prodotta da aule, uffici, mense e spazi di studio, ma è stata fatta anche una classifica dei principali responsabili delle emissioni. Che vede al primo posto il sistema di areazione, causa del 37% della CO2, seguita al 17% dal riscaldamento, dall'illuminazione con il 12%, dalle infrastrutture di ricerca con il 9% e, infine, un altro 4% prodotto dalle aule e dai servizi di didattica. «L'analisi dell'edificio U7», spiega Candeloro Bellantoni, direttore amministrativo di Bicocca, «ha fatto emergere un quadro che non ci aspettavamo. Il lavoro sul campo, infatti, ci ha permesso di individuare attività che sottostimavamo. Per esempio il sistema di ventilazione delle aule che, per quello che riguarda le emissioni, ha un inaspettato ruolo predominante. Sapere con precisione dove sono gli sprechi e quali sono le cause dell'inquinamento, ci aiuta a mettere in atto un piano strategico e ci offre la possibilità di intervenire. Per questo l'analisi approfondita dei consumi e dell'impronta di CO2 di questo edificio è stata così importante».

RICERCA A TUTTO CAMPUS - Un vero e proprio carbon managenent che, dopo le prime sperimentazioni, ora viene estesa a tutta la Bicocca. «Identificare gli obiettivi di riduzione», afferma Marina Camatini, presidente di Polaris, il centro di ricerca dell'ateneo, «aiuta a indirizzare meglio gli sforzi per migliorare. Capire l'impatto delle nostre attività è la guida per aiutarci a migliorare. Anche perché la Bicocca si presta bene a molti interventi, sia per risparmiare che sul comportamento dei nostri studenti. La struttura di base, infatti, è già molto buona visto che siamo dotati di teleriscaldamento e abbiamo un servizio di bike sharing interno. Ma i passi che si possono fare per ridurre l'impronta di carbonio sono ancora molti, per questo puntiamo con i nostri controlli di eliminarne ancora il 15%. Nei prossimi due anni avremo un quadro preciso dei consumi energetici e idrici. In più, controlleremo il recupero dei rifiuti, la raccolta differenziata e sarà incentivata, con sconti e riduzioni sui mezzi di trasporto, la mobilità sostenibile».

UNIVERSITÀ VERDE - Un'attenzione in più verso consumi e risorse da sempre presente nella politica dell'ateneo. E che nei prossimi anni potrebbe prendere nuovi risvolti. «La nostra attenzione alle risorse», conclude Bellantoni, «non si fermerà a questo progetto. Perché per inquinare di meno e risparmiare c'è ancora molto da fare. Ad esempio stiamo valutando l'ipotesi di mettere le pompe di calore per prendere l'acqua direttamente dalla falda. Ma anche il telecontrollo in remoto e i pannelli solari. I soldi risparmiati, che solo del progetto per la riduzione di CO2 pensiamo possano essere circa 500 mila euro, potrebbero essere destinati per i programmi di soggiorno all'estero, le borse di studio, la didattica e la ricerca».

Carlotta Clerici

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