Circa duecento donne hanno sfilato per le vie di Timbuctu, città nel Nord del Mali attualmente sotto il controllo dei ribelli islamici, per manifestare il proprio dissenso alla decisione di imporre il velo secondo i dettami della sharia.

La protesta è stata sedata da alcuni uomini armati appartenenti alla frangia più estremista dei ribelli e vicina ad Al Qaeda, che hanno sparato in aria diversi colpi di arma da fuoco per disperdere il corteo.

Le donne accusano il nuovo regime, che ha occupato dallo scorso marzo i territori del Nord del Paese, di aver perpetrato una serie di arresti e di violenze  espressamente rivolti contro la popolazione femminile a partire da aprile, quando è stata imposta una rigida interpretazione della legge islamica.

Oltre a mettere al bando la musica gli islamisti hanno imposto il coprifuoco alle donne, a cui è stato vietato di uscire di casa dopo le 11 di sera, hanno reintrodotto la lapidazione e l'amputazione degli arti e hanno effettuato una serie di arresti o fustigazioni nei confronti delle donne che si rifiutavano di indossare il velo o di uscire di casa unicamente se accompagnate da uomini che fossero membri della loro famiglia.

Uno dei più recenti abusi è avvenuto ai danni di una donna a cui è stato vietato l'accesso in ospedale perchè non portava il velo. A causa di questo rifiuto la donna è stata costretta a partorire sul marciapiede.

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