Ormai è sempre più di moda. Le sue vendite sono in impennata ed è diventato "cool" anche recuperare ferri vecchi e Grazielle. Il Bicycle Film Festival a Milano racconterà l'anima del nuovo fenomeno del ciclismo urbano.
di Simona Santoni
"La simpatia che ispira la bicicletta deriva anche dal fatto che nessuna invasione è stata fatta in bicicletta", ha scritto l'umorista franceses Didier Tronchet nel suo Piccolo trattato di ciclosofia (2000).
Sarà anche per questo che ora la bicicletta, così ambientalista e così simpatica, invade la contemporaneità, veicolo sempre più amato, comprato, recuperato, vantato. Diciamocelo, oggi la bicicletta è addirittura diventata cool (povera lei, così modesta e semplice avrà un sussulto a sentirsi addosso l'aggettivo dei "fighetti" esterofili che usano come pane quotidiano termini come glam e love). Ecco quindi comparire sempre più frequentemente in città bici col freno a contropedale, a scatto fisso, pieghevoli, con i copertoni colorati, in materiali super leggeri...
I numeri parlano: come ha segnalato La Repubblica, nel 2011 in Italia sono state vendute 1.750.000 bici, addirittura più delle auto (1.748.143 le vetture immatricolate). La due ruote ecologica è l'unico mezzo di trasporto privato a non aver subito un crollo delle vendite in questi tempi di crisi lunga, stancante, deprimente.
La bicicletta sorride. E fa anche sorridere. Con poca spesa (100-150 euro) le ciclofficine specializzate permettono di ridare nuova vita a bici trovate in discariche o riesumate dalla cantina. E anche questi velocipedi (così si chiamavano gli antenati dell'odierna bicicletta) sono cool: l'anno scorso ne sono stati restaurati 200mila. La vecchia piccola Graziella ormai è un reperto simile al Gronchi rosa, oggetto di collezionismo e modernariato.
Restaurare bici è diventato persino gara, se si pensa che qualche giorno fa a San Donato Milanese sono andati in scena i Campionati di cicloriparazione, tra goliardia e tanta passione per pedali e manubrio.
Ciclofficine si stanno diffondendo, soprattutto nei grandi centri, rumorose e sporche di grasso. Pool di ciclomeccanici muniti di ogni arnese diffondono il loro sapere aggiustando ferracci, ma anche impartendo corsi di meccanica ciclistica per mantenere efficienti le bici.
"Una bicicletta può ben valere una biblioteca", sosteneva lo scrittore Alfredo Oriani ne La bicicletta (1902). E a volte una cineteca.
Ecco così che il fenomeno in crescita del ciclismo urbano diventa anche festival cinematografico. Il Bicycle Film Festival, nato nel 2001 nel Lower East Side, da New York si è allungato a San Francisco, Tokyo, Helsinki, Istanbul, Città del Messico, Tallin. E a Milano, dove dall'11 al 14 ottobre si apre la settima edizione: 47 corti e mediometraggi, 47 scorci sulle diverse anime della bici, proiettati al Cinema Mexico.
Oltre ai film nello Spazio Ex Ansaldo anche gare, esibizioni, contest, bike polo e bmx park, e la mostra Senza Mani curata da Matteo Guarnaccia e dedicata ai Provos, "artivisti" che in sella alle loro bici bianche hanno contribuito a cambiare la società olandese. Per i ciclisti che accorrerranno, con bici nuove o recuperate, ovviamente cicloparcheggio custodito.