di Monica Ricci Sargentini

Donne

La vicenda ha dell'incredibile. Ieri a Tunisi si è tenuta la prima udienza a carico di una ragazza che, dopo aver accusato tre poliziotti d'averla stuprata, è stata messa sotto processo insieme al suo fidanzato per atti contrari alla morale. Davanti al tribunale una piccola folla variopinta (e molto arrabbiata nella foto sopra) ha manifestato tutto il suo sdegno per una situazione che ha del paradossale. La gente, circa duecento persone, ha mostrato cartelli e striscioni sui quali era scritto "Rivoluzione rubata, donna velata, ragazza violentata" (in francese i tre verbi sono molto simili voler, voiler, violer) e "Nel mio paese la polizia mi violenta e la giustizia mi accusa". Fra gli slogan scanditi anche inviti agli islamici al governo a farsi da parte: "Scomparite, banda di ignobili!", o ancora  "Il popolo vuole una giustizia indipendente!". Sotto accusa il ministero della Giustizia, accusato di non garantire alla ragazza un processo equo, e quello degli Interni, schieratosi apertamente in difesa dei tre agenti.

La giovane donna, 27 anni, è stata violentata da un gruppo di tre poliziotti il 3 settembre, dopo essere stata sorpresa in auto, ai giardini di Cartagine, mentre si trovava insieme al suo fidanzato. Un "atteggiamento immorale" secondo gli agenti che meritava di essere punito. Così, secondo il racconto della coppia, si è proceduto a uno stupro di gruppo mentre il fidanzato veniva tenuto fermo da uno dei tre. Un'esperienza orribile cui poi è seguita la beffa dell'arresto dei due fidanzatini per oltraggio al pudore.

Nei giorni scorsi il ministro dell'Interno, pur ammettendo che le accuse della ragazza verso gli agenti sarebbero fondate, ha stigmatizzato il comportamento di media e società civile per avere preso, acriticamente, le parti della giovane. Mentre ieri il primo ministro tunisino Hamadi Jebali ha condannato lo stupro promettendo che i colpevoli saranno puniti severamente:

"Questo atto dei poliziotti è imperdonabile, non c'è alcuna giustificazione a questo atto barbaro che va contro a tutti i nostri valori morali", ha detto Jebali in un'intervista al quotidiano belga Le Soir, a margine di una visita a Bruxelles. "Come capo del governo, condanno l'atto di questi poliziotti che saranno giudicati severamente. Potrebbe esserci, secondo l'autorità giudiziaria, una caso di oltraggio al pudore, ma l'essenziale in questa vicenda è l'inaccettabile attentato alla dignità di una donna".

La sentenza sull'accusa mossa ai due ragazzi dovrebbe essere emessa già oggi. Speriamo che alle parole del primo ministro seguano anche i fatti e che la sentenza di cui parlare, prossimamente, sia quella nei confronti degli agenti. Del resto, il codice penale tunisino prevede, a differenza di quello italiano, il reato di tortura.

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