Medici Senza Frontiere (MSF) nasce nel 1971 a Parigi da un gruppo di medici e giornalisti con l'obiettivo di assistere le popolazioni in pericolo, ma anche denunciarne le privazioni. Per noi il ricorso alla denuncia pubblica e alla testimonianza rappresenta anche uno strumento per raggiungere le popolazioni vulnerabili, quando vengono poste barriere al loro accesso.

Questo blog vuole essere un riflettore da accendere su quelle crisi umanitarie di cui si parla poco o per nulla, sulle storie di migliaia di persone per cui il diritto alla salute è un privilegio irraggiungibile, su quegli italiani che ogni anno decidono di unirsi a Medici Senza Frontiere per mettere il proprio impegno e la propria professionalità al servizio delle popolazioni in pericolo.

Vogliamo anche che questo sia un luogo di confronto trasparente sui limiti, i dilemmi, le sfide, i compromessi e i fallimenti dell'azione umanitaria, nella consapevolezza che solo attraverso una critica matura e severa del nostro operato sia possibile migliorare la qualità dei nostri interventi e delle cure che forniamo.

Quest'estate abbiamo più volte lanciato un grido d'allarme sulla catastrofe umanitaria in atto in Sud Sudan. Ad agosto, nei campi rifugiati vicino alla frontiera con il Sudan morivano 5 bambini sotto i 5 anni al giorno, quando la soglia di emergenza è di 2 decessi ogni 10.000 persone.

Raramente MSF, nella sua storia, si è confrontata con una situazione così drammatica: i campi erano allestiti su pianure di argilla che con la stagione delle piogge si trasformano in vere e proprie paludi.

Mi ricordo i nostri operatori di ritorno da quelle zone raccontare storie di persone che avevano camminato per settimane senza quasi nulla da mangiare e completamente disidratate. Per richiamare l'attenzione su questa crisi umanitaria e spingere ad un maggior impegno, abbiamo rivolto numerosi appelli ai media, rimasti per lo più inascoltati. Le notizie erano altre, c'erano le Olimpiadi.

Non siamo sicuri che le parole siano in grado di salvare vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio può uccidere. Per questa ragione continuiamo a stimolare i media a parlare delle crisi umanitarie.

Ogni anno, in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia, produciamo il "Rapporto annuale delle crisi dimenticate" per monitorare quanto spazio viene dato alle crisi umanitarie dai telegiornali delle principali edizioni di Rai, Mediaset e La7. Nel 2011, il matrimonio tra il Principe William e Kate ha totalizzato ben 413 notizie, l'influenza stagionale 92 servizi mentre la pandemia dell'AIDS solo 14.

Per far conoscere le crisi umanitarie realizziamo progetti per le scuole, pubblichiamo libri, organizziamo dibattiti, flash mob e campagne di sensibilizzazione. Anche quest'anno saremo presenti al Festival di Internazionale a Ferrara con una serie di iniziative, tra cui un dibattito sulle crisi dimenticate moderato da Giuseppe Sarcina (il Corriere della Sera) e a cui parteciperanno il Ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata; Maryam Al Khawaja, vicepresidente del Bahrain center for human rights; Christopher Stokes, direttore generale del centro operativo di MSF Belgio.

In ogni occasione abbiamo visto che la risposta del pubblico è stata entusiasta e partecipe, ma alla loro domanda più frequente "Perché i mezzi d'informazione non parlano delle crisi?" abbiamo difficoltà a rispondere. Non crediamo alla storia che "le crisi non fanno audience" o che "all'ora di cena non possiamo far vedere scene tristi". Continueremo a dare voce a storie dimenticate. Perché quando i riflettori dei media sono spenti, milioni di persone diventano invisibili.
 
Segui Konstantinos Moschochoritis su Twitter: www.twitter.com/MSF_Italia

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