di Enrico Pazzali
Senza strategie, orientamento ai mercati internazionali e strutture distributive adeguate ed alleate anche i settori tradizionalmente vincenti dello stile di vita italiano rischiano di perdere la partita della globalizzazione. Il confronto che ci ha proposto tra Germania e Italia relativamente al settore agroalimentare e' da questo punto di vista esemplare.
Abbiamo un bel riempirci la bocca, in tutti i sensi, della qualità del cibo e del vino italiani ma senza progetti e strutture rischiamo di diventare marginali e perdenti. Con in piu' la beffa di prodotti che vendono perche' si spacciano per italiani.
Che fare allora? Mi permetto di insistere con lei su un fattore che conosce e di cui abbiamo spesso parlato. Sono fermamente convinto che il traino dell'offerta anche delle aziende alimentari italiane di qualità e medio piccole di dimensione, può essere offerto da piattaforme fieristiche come quelle che Fiera Milano sta sviluppando in tutti i mercati più importanti del mondo.
Lo dico con orgoglio ma anche con il rammarico di chi resta sbalordito di fronte alla gravita' e la lentezza con cui si riesce a far convergere su progetti forti e concreti le energie necessarie. Se mi consente uno sfogo proprio Federalimentare non sembra abbastanza interessata a vincere sui mercati del mondo preferendo concentrarsi, in modo, a mio avviso miope e pericoloso, sulle solite beghe del cortile di casa.
Ripeto quello che mi ha gia' sentito dire mille volte, anche a rischio di annoiarla: quando c'è un settore leader c'è una fiera leader. Si tratta di una considerazione oggettiva e non della vanagloria dell'AD di Fiera Milano distorto nel suo giudizio dalla posizione che occupa. Arredamento e design ? Salone del mobile.
Vino? Vinitaly. Moda? Micam (scarpe) mipel (pelle e borse) mifur (pellicceria) Mido (occhiali). E mi fermo qui con riguardo all'Italia ma ne abbiamo altri. Ma la stessa cosa accade in Germania con la meccanica e altri settori dell'industria primaria e non.
I tedeschi hanno molte fiere leader perché hanno settori leader. E viceversa. Noi ne abbiamo meno ma la cosa grave e' che ne potremmo averne qualcuna in più e non siamo capaci di mettere il bene del paese prima dei soliti piccoli interessi di parte.
Guarda caso, l'opportunita' fin qui perduta si trova proprio nel settore agroalimentare dove l'Italia insegna la dieta mediterranea e il valore della qualità al mondo ma viene sostenuta da una fiera che non è leader ma solo quarta al mondo. La prima e' tedesca. La seconda francese e la terza spagnola, sia pur gestita dagli inglesi. Quest'ultima e' di dimensioni doppie della nostra Cibus.
Una fiera, quest'ultima, piccola, locale e difficilmente raggiungibile da chi non risiede in Italia. Parma è una città bellissima con imprese magiche x idee e prodotti. Ma si trova in una posizione geografica difficile ed e' assistita da infrastrutture non adeguate ad una Fiera che aspirasse a scalare la classifica mondiale, battendo francesi e tedeschi, fino a raggiungere la vetta.
Qui smetto di tentare di essere imparziale e manifesto invece la ferma volonta' di Fiera Milano di adoperarsi per sviluppare una manifestazione leader nell'agroalimentare, possibilmente con la collaborazione di Parma e di tutti gli stakeholder che avrebbero da guadagnare da un successo in questo campo cruciale per la nostra economia attuale e futura.
Chi ha invece interesse a tenere le cose come stanno e ad accontentarsi del quarto posto? Perché la fiera di Parma da' sostanziose fee milionarie a federalimentare invece di investirle per i propri espositori magari invitando compratori stranieri? Perché federalimentare affida la strategia di internazionalizzazione del settore che rappresenta alla fiera di Colonia?
La situazione e' troppo grave e il tempo per rimediare sempre piu' limitato per continuare a far finta di niente di fronte a scelte di allocazione di risorse scarse sbagliate, guerre di campanile che lasciano attonito il mondo che ci guarda e incapacita' di fare sistema nel superiore interesse dell'Italia. Io sono stato accusato di essere parte attiva e cattiva in questo teatrino.
Solo perche' mi sono rifiutato di approfondire una ipotesi di accordo con Parma che aveva posto come pregiudiziale, prima ancora di cominciare a discutere, la decisione di cancellare la nostra fiera Tuttofood mantenendo Cibus a Parma. Spero che converra' con me sul fatto che non ci si siede a un tavolo dove si deve trovare un accordo difficile chiedendo preliminarmente alla controparte di fare gravi e unilaterali sacrifici.
Forse però il suo articolo, mostrando il ritardo drammatico accumulato rispetto alla Germania (e alla Francia) potrebbe spingerci di nuovo tutti ad accantonare le beghe passate e provare di nuovo a trovare insieme una soluzione migliore. Io sono pronto a farlo e per questo domani provero' di nuovo a chiamare il dottor Ferrua sollecitando un incontro che fino ad oggi mi e' stato negato.
Ma già un segnale c'e e voglio essere fiducioso, nonostante i tanti problemi intorno a noi. Oggi finalmente il nuovo Presidente di Confindustria ha dichiarato che le fiere sono uno strumento di politica industriale e ha messo intorno allo stesso tavolo le quattro fiere più importanti x fare sistema verso l'internazionalizzazione e l'export delle imprese italiane.
*Amministratore delegato di Fiera Milano