di Giovanni Lucarelli

Umorismo al lavoro? Ridere invece di stressarsi nelle difficoltà quotidiane? Solo un augurio per il nuovo anno oppure una riflessione stimolante? Sulla base delle recenti teorie sull'umorismo nei luoghi di lavoro (workplace humour) una nostra ricerca pilota delinea un panorama interessante, anche se per manager di casa nostra non sembra ci sia tanto da ridere

Umorismo al lavoro? Il concetto di lavoro è sempre stato concepito, fin dalla notte dei tempi, come qualcosa di faticoso, di pesante, di inevitabile. I termini usati in diverse lingue per descrivere tale attività, come ricorda Avallone, sono piuttosto espliciti: labor, in latino vuol dire fatica, pena, sforzo; trabajo in spagnolo ha la stessa radice di partorire, mettere al mondo. Per molti secoli il lavoro è stato effettivamente caratterizzato da fatica, condizioni igienico-sanitarie scadenti, rischi, soprusi, precarietà, disuguaglianze, ecc. Anche al giorno d'oggi il concetto di fatica e pena, di biblica memoria ("? con il sudore della tua fronte ti guadagnerai il pane quotidiano ?"), rimane comunque piuttosto presente nell'attività lavorativa.

Che cosa ci sarà da ridere in tutto ciò? Forse poco o forse molto, dipende, come sempre, dai punti di vista. Il divertimento viene associato, di solito, all'allegria e alla contentezza; la sua etimologia latina divertere, tuttavia, evidenzia anche un altro concento importante: quello del distacco, dell'allontanamento dalla preoccupazione. Una risata ci può consentire, allora, di sperimentare contemporaneamente la riflessione e il divertimento, l'osservazione di un problema e un atteggiamento di distacco, la constatazione di un errore (nostro o altrui) e una reazione indulgente e allegra.

L'umorismo, come ricorda lo psicologo Giorgio Filoramo, aiuta a prendere le distanze dai problemi e ad osservarli con maggiore obiettività, permette di chiarire e ristrutturare atteggiamenti ed idee errate senza drammatizzare e senza far sentire la persona umiliata e sconfitta. Consente, inoltre, di ridere di se stessi, di accettare i propri limiti, di giudicare sé e gli altri con maggiore indulgenza, di far tacere il desiderio di onnipotenza e di perfezione, di cogliere l'ilarità di numerose situazioni quotidiane.

E' possibile impiegare un approccio umoristico anche al lavoro? Diversi autori, come ad esempio il sociologo Domenico De Masi, ribadiscono a gran voce la necessità di far avvicinare il più possibile il lavoro al divertimento, a qualcosa di piacevole, di interessante, di stimolante. Kazuhiko Nishi, responsabile della Ascii Corporation di Tokyo, una delle più grandi aziende del Giappone, afferma che " ? bisogna imparare a giocare con serietà e divertimento anche sul lavoro, come fosse un hobby, per il quale si è disposti a leggere e a studiare. Solo allora il mondo cambierà". Recenti orientamenti teorici evidenziano come l'impiego di modalità umoristiche in ambito organizzativo consenta di:

- Creare un clima piacevole: le persone che lavorano in un ambiente sereno e divertente, in cui non mancano i problemi ma neanche le risate, mostrano una maggiore motivazione e un maggior impegno. La presenza di un clima lavorativo positivo viene percepita anche da coloro (fornitori, clienti, ecc.) che, a vario titolo, entrano in contatto con tale gruppo;

- Ridurre lo stress: la mancanza di senso dell'umorismo porta a percepire gli eventi, e più in generale la realtà lavorativa, in una cornice di riferimento rigida e limitata, con scarse possibilità di cambiamento. Nel cogliere i tratti umoristici, invece, la persona riesce ad "allontanarsi" per un momento dalla realtà e ha la possibilità di viverla in maniera emotivamente più distaccata; ridendo di una situazione che appariva "drammatica", esce dalla ripetitività, dall'impotenza, e sperimenta prospettive nuove e stimolanti possibilità di evoluzione;

- Agevolare la soluzione dei problemi: in diverse situazioni complesse la chiave per riuscire a risolvere il problema consiste in una ristrutturazione, nel mescolare e riorganizzare i dati di cui si dispone. Come in matematica, ad esempio, l'impostazione di un'equazione a due incognite richiede due descrizioni (complementari) della stessa realtà, così grazie all'umorismo è possibile ricercare differenti (e divertenti) modalità per descrivere, e risolvere, una situazione problematica;

- Favorire l'apprendimento e la creatività: una risata profonda favorisce la circolazione sanguigna, aumenta l'apporto di ossigeno al cervello, e questo contribuisce a facilitare l'apprendimento e la memorizzazione. I concetti presentati in un contesto divertente, com'è noto, vengono ricordati meglio e più a lungo; un ambiente piacevole e spiritoso, inoltre, agevola il pensiero divergente, la creatività e la produzione di nuove idee. D'altra parte se i membri di un gruppo non si sentono liberi di ridere, difficilmente si sentiranno liberi di proporre idee innovative.

Michael Kerr, formatore e conduttore di workshop internazionali sull'umorismo in ambito lavorativo, sostiene che non possiamo essere troppo seri se ci interessa veramente elevare il morale del personale e motivare i dipendenti a raggiungere nuove mete. Se vogliamo accendere la scintilla della creatività, rafforzare il lavoro di squadra, facilitare una comunicazione sincera ed autentica, ridurre al minimo lo stress, il turnover e l'assenteismo tra gli impiegati, accrescere la fiducia tra i dirigenti e i dipendenti, offrire ai clienti un servizio dinamico ed aumentare la
produttività, non possiamo fare a meno dell'umorismo.

Il rapporto "motivazione / produttività" viene oggi affiancato (e forse scavalcato) dal rapporto "umorismo / produttività" visto che un approccio umoristico, che non si limiti alle battute di spirito nelle pause lavorative ma che ricerchi nuove prospettive, nuove modalità creative per risolvere i problemi, per rendere più piacevole il clima lavorativo appare una risorsa preziosa e indispensabile.

Alcune recenti interviste dimostrano un notevole apprezzamento per un manager dotato del senso dell'umorismo: "il capo sa scherzare", "sa controllare la situazione, rendendola più facile usando l'umorismo", "è simpatico e cerca spesso di tirarci su di morale", "alleggerisce la tensione quando siamo un po' stressati". È una persona che, di fronte all'affaticamento degli individui, alle difficoltà quotidiane, usa le sue capacità comunicative ed umoristiche per creare e sostenere un clima sereno e collaborativo all'interno dell'azienda, per stimolare la partecipazione e la motivazione.

Che cosa accade, nella realtà italiana, tra i manager delle piccole e medie imprese?

Ridere in azienda: una ricerca

Diversi contributi teorici sostengono che lo humour sul posto di lavoro favorisca un'atmosfera positiva e piacevole, aumenti l'impegno e la motivazione lavorativa, contribuisca a ridurre lo stress e gli stereotipi, agevoli la flessibilità mentale e il pensiero creativo.

La nostra ricerca nasce dal desiderio di verificare quanto di tutto ciò viene compreso e, soprattutto, effettivamente realizzato in azienda, in quali occasioni una risata scaturita da un dialogo chiaro e sincero, con i giusti toni, ha consentito non solo un clima di benessere ma anche una condivisione di idee e una fiduciosa accettazione delle soluzioni proposte. Abbiamo messo a punto un questionario composto da circa trenta affermazioni alle quali è possibile esprimere il proprio grado di accordo/disaccordo con una scala Likert a cinque passi.

Le dimensioni esplorate con il questionario sono:

- sfera personale: come il soggetto sperimenta l'umorismo nella propria vita personale (predilige film e spettacoli comici, ha idee divertenti, ecc.)

- sfera relazionale: quanto la persona apprezza o utilizza l'umorismo nelle relazioni con i colleghi/e (tende a far ridere gli altri, cerca di allentare la tensione con una battuta, ecc.)

- problem solving: quanto, in base alla propria esperienza, ritiene utile ridere per agevolare la risoluzione di situazioni problematiche (riesce a scherzare anche in situazioni difficili, riesce a sorridere degli errori, ecc.)

- clima lavorativo: quanto il clima nel proprio contesto lavorativo sia "caloroso", aperto alle novità, alle battute simpatiche (eventi sociali divertenti, occasioni informali per aneddoti spiritosi, ecc.).

Il questionario è stato somministrato in sette medie imprese (con un numero di dipendenti compreso tra 130 e 250) operanti, in diversi ambiti, nel centro Italia. Una produce vernici e prodotti chimici affini, una produce pasta e prodotti alimentari, una è un istituto di credito e le restanti quattro operano nell'ambito della produzione calzaturiera. Sono stati coinvolti circa 120 lavoratori con ruoli manageriali, sia dirigenti sia quadri, e, in alcuni casi, anche alcuni impiegati con particolari responsabilità nell'organizzazione e nel coordinamento di attività complesse. La prima reazione da parte delle aziende è stata di notevole stupore (e un po' di diffidenza) ma, dopo la somministrazione del questionario, si sono dimostrate molto interessate e curiose di conoscere sia i risultati sia l'influenza positiva dell'umorismo sull'individuo e sul clima lavorativo.

Una prima elaborazione dei dati raccolti ha evidenziato come, per la maggior parte dei manager, la capacità di sorridere e fare battute spiritose aumenti con le relazioni interpersonali e le attività in gruppo. Condividere successi e situazioni difficili con i colleghi sembra favorire la comunicazione anche di tipo spiritoso; in quasi tutte le aziende i valori relativi alla sfera relazionale sono superiori alle abilità umoristiche dei singoli individui.

Le capacità di scherzare in gruppo anche su situazioni complicate, di alleviare la tensione e lo stress sembra, però, circoscritta al singolo ufficio o reparto visto che il clima lavorativo dell'intera azienda risulta, molto spesso, meno cordiale e divertente. L'impiego dell'umorismo per risolvere situazioni problematiche o per trovare soluzioni innovative appare alquanto modesto in molti contesti aziendali; le tensioni dovute alla complessità del compito tendono a ridurre le capacità umoristiche e a favorire un atteggiamento più serio. Solo in una delle aziende analizzate la dimensione del problem solving assume il valore più alto rispetto a tutte le altre: in diverse occasioni, ci hanno confermato i manager, idee innovative si sono manifestate durante chiacchierate allegre e vivaci scambi di opinioni.

Per quanto si tratti di uno studio pilota, le reazioni delle aziende alla nostra ricerca e i primi risultati che da essa sono emersi sembrano mostrare che l'umorismo in azienda appare, per il momento, una risorsa ancora troppo sottostimata e sottovalutata. Come possiamo, allora, favorire il diffondersi dell'umorismo nel nostro ambiente lavorativo?

La condivisione di aneddoti, barzellette, storielle divertenti in occasioni di ritrovo (pausa caffé, pausa pranzo, ecc.) rende il break piacevole e rilassante, consente, inoltre, di ricominciare il lavoro con rinnovato impegno ed entusiasmo. Arricchire il nostro posto di lavoro con elementi comici e stimolanti favorisce preziosi momenti di relax e fornisce, spesso, energie ed incoraggiamento per affrontare situazioni impegnative.

Cominciare una riunione con qualche barzelletta permette ai partecipanti di allentare la tensione, di attivare pensieri positivi, di guardare con maggior disponibilità ed indulgenza alle tematiche da esaminare. Durante gli incontri di trattativa o negoziazione predispone le parti ad una maggiore apertura e fiducia, stimolando la ricerca di nuove prospettive. L'umorismo in ambito lavorativo, in conclusione, nei rari contesti in cui viene applicato, sembra agevolare la comunicazione, migliorare le relazioni interpersonali, alleviare le tensioni e lo stress, ridurre la conflittualità, favorire la flessibilità mentale e il pensiero creativo. Apre nuove ed interessanti prospettive, permettendo ai coraggiosi che lo impiegano di individuare stimoli divertenti là dove altri vedono solo problemi.

Nota: questo è articolo è pubblicato su www.ticonzero.info

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