La Giunta Regionale ha definito i criteri di riparto dei fondi stanziati. 30 milioni di Euro sono stati destinati, in forma di voucher alle famiglie, ai servizi socio assistenziali per le persone con disabilità. Una scelta che non convince ?
Con la delibera 3850 la Giunta Regionale ha definito le modalità di ripartizione ed assegnazione delle risorse provenienti dal Fondo Sociale Regionale ovvero 40 milioni di Euro, già previsti dal Bilancio regionale e 30 milioni di Euro stanziati con l'assestamento di bilancio, anche a seguito delle proteste e della manifestazione organizzata da Ledha lo scorso 19 giugno.
Di per sé l'incremento del Fondo Sociale Regionale è un fatto molto positivo: si tratta di un risultato importante anche se purtroppo ancora insufficiente a compensare le conseguenze dell'azzeramento del Fondo per la Non Autosufficienza e della contrazione del Fondo Nazionale Politiche Sociali.
Con questo provvedimento la Giunta assegna queste risorse ai comuni destinando:
- 40 milioni, vincolati per servizi per minori e anziani nella ripartizione classica che prevede il 50% secondo la spesa storica e il 50% per quota capitaria;
- 30 milioni destinati alle persone con disabilità in carico alle Comunità alloggio, Centro Socio Educativi, Servizio Formazione all'Autonomia e Servizi di Assistenza domiciliare, in forma di Voucher con un importo variabile, a seconda del servizio tra 1840 ? a 6000 ?.
Questa scelta, di fatto innovativa, merita quindi una analisi ed una valutazione attenta.
Si tratta di un anticipo, per alcuni addirittura di una "prova generale", della prossima riforma del modello lombardo che dovrebbe essere caratterizzata da una voucherizzazione radicale come modalità di finanziamento dei servizi. Se così fosse, sarebbe auspicabile che la Giunta segua in futuro un percorso maggiormente trasparente e rispettoso dei meccanismi di partecipazione, presentando un progetto di legge che definisca il piano complessivo, all'interno del quale prevedere i singoli atti applicativi. Una riforma di questa portata non può esser compiuta e compresa attraverso singoli atti.
Nello specifico questa scelta, inoltre, toglie ulteriori spazi di autonomia ai comuni nella programmazione delle politiche sociali territoriali, favorisce i servizi socio assistenziali a maggiore protezione lasciando ancora una volta di fatto scoperte le iniziative a supporto dei percorsi individuali personali, prima fra tutti i progetti di vita indipendente. La delibera quindi spingendo sulla voucherizzazione, accentua ulteriormente il processo di centralizzazione della politica sociale, a scapito delle programmazione territoriale.
Concretamente però si tratta di una semplice partita di giro. Questi voucher infatti si sarebbero potuti chiamare più semplicemente di rimborsi spese. Si tratta in gran parte di soldi già spesi da famiglie e comuni, in proporzioni diverse a seconda delle scelte delle amministrazioni locali. Il voucher è infatti destinato alle persone già in carico ai servizi e quindi, in questo caso, non potranno comportare alcune "libertà di scelta", né del servizio, né del percorso individuale.
Un rimborso spese, sempre gradito, ma che arrivando a posteriori e in questa forma complicherà non poco la vita agli uffici amministrativi per stabile se e in che misura persona per persona queste risorse andranno realmente alle famiglie piuttosto che ai comuni. Un dispendio di energie che si sarebbe potuto evitare se il Consiglio e la Giunta Regionale avessero raccolto l'appello lanciato da LEDHA e dalle associazioni già dal novembre 2010 in cui si chiedeva di mantenere, sin dalla prima stesura del bilancio, lo stanziamento di 70 milioni al FSR.
Al di là quindi della valutazione del singolo provvedimento, in vista della ormai prossima "Grande riforma del welfare" LEDHA ribadisce che:
- sarebbe opportuno che il processo di riforma segua la via ordinaria, ovvero quella legislativa con un forte livello di partecipazione della società civile e del Terzo settore in particolare e non sia attuato per via amministrativa, attraverso delibere settoriali;
- sia che essa avvenga (come si dovrebbe) per via legislativa sia che essa avvenga attraverso una serie di atti amministrativi LEDHA ribadisce come le associazioni non hanno nulla in favore o in contrario a priori sul fatto che la Regione Lombardia adotti il sistema dotale come modalità prevalente di finanziamento dei servizi;
Affinché questa scelta possa raggiungere gli obiettivi sperati è a nostro avviso necessario che il sistema dotale sia pensato, progettato, organizzato e controllato in modo che:
- permetta e privilegi l'adozione di percorsi originali e personali di vita indipendente;
- orienti in questo senso il funzionamento dei servizi esistenti, il cui funzionamento dovrebbe essere dettato più che da standard dalla somma dei progetti individuali delle persone che fanno loro riferimento;
- preveda un sistema pubblico di presa in carico sotto la responsabilità comunale che si affianchi alla persone - famiglia nella definizione di progetti individuali e globali di vita;
- definisca in via preliminare i livelli essenziali di assistenza sociale, almeno a livello sperimentale;
- via sia certezza sulle risorse disponibili.