Più di 350 persone sono rimaste ferite nelle nuove violenze scoppiate a Gaza e, dall'inizio dell'anno, più di 100 bambini sono morti negli scontri tra israeliani e palestinesi, oltre il doppio del totale dei bambini uccisi nel 2005.
La città di Beit Hanoun, con i suoi oltre 30.000 abitanti, è stata isolata e rimane sotto coprifuoco; nella parte occidentale della città circa 10.000 persone sono senza acqua ed elettricità; cibo e medicine sono in esaurimento, dal momento che magazzini e negozi non possono rinnovare le scorte. Allo stesso tempo, le organizzazioni umanitarie si sono viste negare l'accesso ad alcune delle aree in più grave difficoltà.
«L'aspetto sanitario costituisce un problema prioritario, dal momento che la popolazione non può accedere all'assistenza sanitaria di base a causa del coprifuoco, della carenza di personale medico e della penuria di medicinali», ha sottolineato Dan Rohrmann: «La gente ha paura di uscire di casa anche se si tratta di andare in ospedale».
Per rispondere all'emergenza umanitaria in atto, l'UNICEF sta operando a stretto contatto con l'Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRRA), il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e la Croce/Mezza luna Rossa internazionale. Tra i principali interventi in atto, la fornitura di acqua e cibo e il ripristino delle forniture idriche. L'UNICEF ha distribuito kit con sostanze per la potabilizzazione dell'acqua e contenitori per la sua raccolta e kit con prodotti per l'igiene infantile, aiuti indispensabili per le famiglie rimaste senz'acqua e per quelle con bambini piccoli e particolarmente vulnerabili.
«In questo momento», ha affermato il Rappresentante dell'UNICEF Dan Rohrmann «la cosa più importante è fermare le violenze e garantire alle Agenzie ONU e alle Ong partner un accesso incondizionato a Beit Hanoun, per fornire l'assistenza umanitaria assolutamente indispensabile».