Milionario non fa rima con mecenate: da un confronto tra la classifica di Forbes e Artnews risulta che i ricchi del mondo non sono interessati ad investire il proprio patrimonio acquistando opere d'arte e promuovendo fondazioni. E il triste primato per l'assenza di collezionisti spetta all'Italia
Se volete sapere quale è l'uomo più ricco e facoltoso del mondo ogni anno non vi resta che aspettare la nota classifica stilata dalla rivista americana Forbes. Magnati, imprenditori e nobili facoltosi grazie alla loro stratosferica dichiarazione dei redditi si aggiudicano gli ambiti posti dei più invidiati della terra. L'ultima classifica uscita lo scorso marzo annovera tra i primi dieci sul podio Carlos Slim Helu & family, William Gates III, Warren Buffett, Mukesh Ambani, Lakshmi Mittal, Lawrence Ellison, Bernard Arnault, Eike Batista, Amancio Ortega, Karl Albrecht. Per incontrare il primo italiano bisogna scorrere la classifica sino alla 23esima posizione dove troviamo Michele Ferrero, patron dell'industria dolciaria della Nutella.
Se provate a confrontare la classifica dei fortunati milionari con quella redatta invece dalla rivista Artnews, che annualmente invece ricerca i magnati che hanno maggiormente investito le proprie fortune in beni artistici, scoprirete che dei primi 10 super ricchi del globo, soltanto uno di dedica con passione al mecenatismo. Si tratta di Bernard Arnault, uomo di affari francese proprietario del marchio del lusso LVMH. Forse sarà anche grazie all'influsso della moda del marchio Luois Vuitton che rappresenta il core buissness principale del gruppo, ma Arnault si conferma come il collezionista d'arte più appassionato che negli anni ha finanziato diverse mostre tra cui Il grande mondo di Andy Warhol e Picasso e i suoi maestri, supporto che ha dimostrato soprattutto per promuovere l'immagine del gruppo LVMH nel mondo, istituendo al contempo una fondazione che porta lo stesso nome del gruppo.
Il primo italiano nella classifica di Forbes al 23esimo posto non sembra interessato al mondo dell'arte: per trovare il primo ed unico collezionista nostrano nella classifica di Artnews, bisogna arrivare al nome di Miuccia Prada, che grazie all'ausilio del marito Pabrizio Bertelli, attraverso la sua Fondazione omonima si occupa di sostenere l'arte contemporanea con mostre e premi dedicati.
Quali sono gli altri sostenitori e benefattori dell'arte e della cultura nel mondo? Sempre secondo la classifica di Art News, dopo il primo posto occupato dal già citato Bernard Arnault e di sua moglie Hèlén, troviamo nell'ordine Debra e Leon Black coppia degli affari proprietari dell'Apollo Global Management; Edythe L. e Eli Broad, fondatori della The Broad Foundations, che promuove l'educazione e l'arte; Pierre Chen dell'industria elettronica di Taiwan; l'henge found manager Steven Cohen, che detiene anche il 5,9% di azioni della casa d'aste Sotheby; il figlio di Estée Lauder, Ronald Lauder, che ha aperto a New York la Neue Gallerie la galleria d'arte interamente dedicata agli artisti tedeschi e svizzeri dei primi anni 20 del 900 e ha fondato nel 1987 la Ronald S. Lauder Foundation; il banchiere greco Dimitri Mavromatis; Philip Niarchos che ha accumulato tra le sue mani la più importante collezione di pittori impressionisti; l'imprenditore francese François Pinault, che dirige il marchio del lusso Pinault-Printemps-Redoute ed è comproprietario della casa d'aste Christie's; ed infine la figlia dell'emiro del Qatar, la giovanissima Sheikha Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani, la donna più potente nel mondo dei collezionisti d'arte e fondatrice della ONG Reach to Asia, che si occupa di portare assistenza alle popolazioni vittime dei disastri naturali nel continente asiatico.
In sintesi, le due classifiche nella sostanza non si uniformano l'una all'altra, anzi sembra che i magnati della finanza più facoltosi non siano del tutto interessati al mecenatismo e al sostegno di artisti e fondazioni. Ancora più evidente è l'assenza di milionari italiani nell'elenco dei collezionisti, a riprova che il mecenatismo nel nostro paese stenta sia a diffondersi che a raggiungere i risultati conseguiti in altri paesi. L'unico settore che fa eccezione è quello della moda, per vocazione più vicino e prossimo al mondo della creatività artistica. La strada dunque per raggiungere i primi posti nelle classifiche mondiali per i nostri imprenditori sembra davvero ancora molto lunga.