di Monica Ricci SargentiniTORTURAL'attesa dura da oltre vent'anni ma il traguardo forse è più vicino. Mercoledì scorso la Commissione Giustizia del Senato ha licenziato all'unanimità il disegno di legge per introdurre nel nostro ordinamento giudiziario la tortura come reato specifico. Un atto dovuto di cui si parlava già nella Convenzione Onu del 1984, ratificata dall'Italia quattro anni dopo ma mai attuata. Ora il momento potrebbe essere arrivato. Anche se i tempi per far approvare la legge entro la fine della legislatura sono strettissimi. Nella maggior parte dei Paesi europei le violenze commesse dalle forze di polizia sono punite con uno specifico reato e non derubricate a reati comuni, come accade in Italia. Nel disegno di legge n°256, i cui relatori in commissione giustizia sono i senatori Felice Casson del Pd e Alberto Balboni del Pdl, la tortura è configurata come delitto contro la libertà personale e morale. È considerata "reato comune", che può compiere chiunque, con una pena base fissata tra i 3 e i 10 anni. La reclusione sale nel caso si tratti di un pubblico ufficiale. Previsto anche un fondo di 4,5 milioni di euro per risarcire le vittime di tortura e permettere loro una completa riabilitazione e un equo risarcimento agli eredi in caso di morte della vittima. "Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio - si legge nel primo articolo del ddl - che infligge ad una persona, con qualsiasi atto, dolore o sofferenze, fisiche o mentali, al fine di ottenere segnatamente da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o su di una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su ragioni di discriminazione, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La pena è aumentata se ne deriva una lesione personale. È raddoppiata se ne deriva la morte". Stesse pene qualora si istighi altri alla commissione del fatto, non lo si impedisca o vi si acconsenta tacitamente.Amnesty International Italia e l'Associazione Antigone ieri hanno sollecitato una rapida approvazione della legge. Si tratta, ha sottolineato AI, di una legge "da tempo dovuta per il rispetto dei diritti umani, come stanno chiedendo alle Camere le migliaia di persone che hanno firmato l'appello" emanato da Amnesty nel luglio 2011. "Dopo quasi un quarto di secolo di ritardo, auspichiamo un iter parlamentare sollecito e consapevole, che consenta entro l'attuale legislatura l'adozione di una norma per prevenire e punire la tortura in linea col dettato della relativa Convenzione delle Nazioni Unite" ha affermato Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia. "Il testo approvato dalla Commissione Giustizia - ha aggiunto - può essere migliorato. Continueremo a rivolgerci a Parlamento e Governo affinchè questo iter porti a un risultato pieno e soddisfacente".Anche l'associazione Antigone reclama alcune modifiche: "Il testo - ha detto Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione - è parzialmente diverso da quello auspicato: avremmo, infatti, preferito una totale aderenza alla definizione Onu ma è comunque importante che l'Italia criminalizzi la tortura e i torturatori. L'esperienza degli ultimi anni ci ha infatti dimostrato come il nostro paese non sia esente da questo fenomeno".