La Somalia ha un nuovo Presidente, Hassan Sheik Mahamoud, eletto il 10 settembre scorso. "Si apre una speranza", è il commento di S.E. Mons. Giorgio Bertin, Amministratore apostolico di Mogadiscio, alla notizia della nomina. Il nuovo Presidente è un professore universitario e, a confermare che probabilmente un nuovo quadro politico si apre nel Paese più martoriato del Corno d'Africa, l'elezione arriva in ordine di tempo dopo l'approvazione di una nuova Costituzione provvisoria, promulgata il 1° agosto scorso da un'assemblea costituente di 825 membri. Tuttavia la notizia di nuovi attentati ricorda quanto la situazione sia instabile. La scelta di un Presidente outsider, eletto dopo i complessi accordi fra i numerosi clan e sottoclan in cui è stratificata la società somala, è comunque "la soluzione più logica", come sottolinea ancora Mons. Bertin, ed è finalmente un risultato che nasce col consenso di una base locale molto ampia.
Dalla caduta di Siad Barre nel 1992 la Somalia vive in piena anarchia, dopo l'infruttuoso tentativo dell'ingerenza militare "umanitaria" di Restore Hope e in preda alle violenze di gruppi armati. La comunità internazionale non è stata in grado di sostenere alcun vero processo di pace, nonostante le 15 conferenze che si sono tenute negli ultimi 20 anni. In questa cornice il Paese ha sofferto di svariate crisi alimentari, ultima delle quali la grande siccità del 2011, i cui effetti sono ancora evidenti. La maggior parte delle attività sono ora concentrate sulla riabilitazione agricola, la cura del bestiame e l'educazione alla conservazione dell'acqua.
Ed è proprio in questi settori che Caritas Italiana sostiene le attività di Caritas Somalia e di altre organizzazioni presenti sul territorio. Un sostegno che non è mai venuto meno, anche in questi difficili anni di violenza e insicurezza. In particolare, per la Somalia sono stati messi a disposizione a tutt'oggi quasi 2 milioni di euro, grazie ai fondi raccolti con la colletta nazionale indetta dalla Conferenza episcopale italiana il 18 settembre 2011 per la siccità che ha colpito tutto il Corno d'Africa. Le località di Brava, alcuni villaggi del Basso Giuba e 8 insediamenti di sfollati a Mogadiscio hanno beneficiato per primi, a fine 2011, di viveri di prima assistenza e medicinali. Nei primi mesi del 2012 è stato possibile iniziare programmi a più lungo respiro anche in altre zone del Paese, fino alla regione autonoma del Puntland e nel Somaliland. Oltre a programmi per la riabilitazione agricola e di lotta alla malnutrizione, soprattutto in favore di donne e bambini, si stanno sviluppando in maniera significativa anche progetti per l'acqua (sistemi di irrigazione, rinnovo e scavo di nuovi pozzi). Molte fra queste attività sono ancora in corso e l'auspicio è che possano essere ulteriormente incrementate grazie a una situazione meno conflittuale.