Padova 11 settembre 2012 ? La riduzione del 5% dei costi ordinata alle cooperative di tipo A e B del Veneto dalle aziende sociosanitarie regionali, non potrà che portare con sé conseguenze pesanti sia sul piano della qualità dei servizi per gli utenti, sia su quello occupazionale per il sistema cooperativo.
Il monito, forte e chiaro, è stato lanciato stamattina a una sola voce delle associazioni di rappresentanza della cooperazione sociale che nelle scorse settimane si sono viste recapitare una lettera da parte delle Asl regionali con l?ordine di mantenere inalterati i servizi a fronte del taglio. Pena: la non liquidazione della fattura.
L?'applicazione ?alla veneta? della spending review nel settore sociosanitario, denunciano le associazioni cooperative, comporterebbe 1500 posti di lavoro in meno e decurtamento dello stipendio per i fortunati che non rimarranno disoccupati, con il conseguente calo della qualità e della quantità dei servizi offerti, a tutto danno dell?utenza.
Per questo Legacoop, Federsolidarietà-Confcooperative Veneto, Agci e Compagnia della Opere del Veneto chiedono alla Regione un intervento urgente che escluda dal provvedimento i servizi gestiti in regime di accreditamento e ne estenda la non applicazione ai servizi semiresidenziali e domiciliari per gli anziani e a quelli rivolti a minori e disabili.
Imporre alle cooperative di mantenere i servizi invariati a fronte del taglio è un fardello insostenibile come ha puntualizzato LORIS CERVATO, responsabile Settore sociale Legacoop Veneto: «Un 5% in meno di fatturato si traduce inevitabilmente in un 5% in meno sul costo del lavoro, dunque meno servizi
per tutti. La spending review va ad aggiungersi a una situazione già pesante per le cooperative, fra mancati adeguamenti Istat e continue richieste di rivedere i prezzi al ribasso. A ottobre molte coop avranno difficoltà ad applicare la seconda tranche dell?aumento contrattuale previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro, per questo abbiamo domandato ai sindacati l?applicazione di accordi di gradualità che ne prevedano lo slittamento».
Il sistema della cooperazione sociale veneta chiede inoltre di tutelare l?inserimento lavorativo delle persone svantaggiate e dei soggetti deboli, escludendo le cooperative sociali di tipo B da un lato dalla riduzione indicata del 5% della spesa, dall?altro dalla rigida applicazione delle tabelle AVCP (Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture), che essendo riferite a costi standard non tengono conto del costo del servizio sociale di inserimento lavorativo.
Secondo le stime del sistema cooperativo infatti, dei 1500 che perderebbero il posto almeno 500 sarebbero proprio persone svantaggiate inserite nelle cooperative sociali di tipo B: «Uno scenario che ci preoccupa moltissimo», ha dichiarato NICOLA BOSCOLETTO della Compagnia delle Opere Veneto: «Per chiunque perda il lavoro oggi, diventa un?impresa trovarne un altro, immaginiamoci per un soggetto svantaggiato! Siamo consapevoli che il Paese si trova in una situazione critica e che ciò comporta sacrifici, ma se il contenimento degli sprechi e della spesa pubblica si trasforma in una mannaia per le fasce più deboli allora non siamo d?accordo.
Lo stesso vale per la decurtazione degli stipendi: non si può andare a colpire lavoratori che prendono mille euro al mese, se non cinquecento come nel caso degli
svantaggiati che spesso lavorano solo part time. I tagli lineari non sono la risposta - ha aggiunto Boscoletto - anche perché non distinguono fra chi da tempo si sta muovendo bene alla ricerca di soluzioni per superare la crisi e chi invece non sta facendo altrettanto».
Un?applicazione della spending review quanto meno anomala, per altro, quella applicata in Veneto nel settore sociosanitario, come ha spiegato FABRIZIO PANOZZO, vicepresidente Federsolidarietà - Confcooperative Veneto: «Dalle diverse Aziende Ulss arrivano le più disparate richieste, alcune delle quali di riduzione lineare del 5% del solo importo e neppure delle correlate prestazioni come prevede la normativa. Per questa ragione ci siamo appellati alla Giunta regionale e a tutti i Consiglieri regionali affinché la nostra Regione si faccia carico del problema con un nuovo provvedimento che escluda dalla riduzione i servizi sociosanitari - destinati a minori, disabili e anziani - e quelli delle nostre cooperative di tipo B, che sono finalizzati ad occupare persone svantaggiate».
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