ROMA - Il ministro Paola Severino, per sottolineare con ancora più forza la necessità della legge anticorruzione, sostiene che tangenti, mazzette, bandi scorretti rappresentino per l'Italia quasi una "tassa" del 20%. Ovvero che se non ci fossero, le imprese crescerebbero di più, i redditi sarebbero più alti e le imposte meno alte. Ma quello che vogliamo dire al ministro è che l'Italia, come dimostrano dati da lei stessa citati, non è frenata tanto dalla corruzione, che pure certamente esiste come d'altronde nel resto del Mondo. L'Italia, caro ministro, è frenata soprattutto dalla burocrazia, dalle procedure, dalle leggi contorte.
E' la stessa Severino a dircelo, ma forse a non dare troppo peso alle cifre che va sciorinando. Dopo aver detto che con una lotta efficace alla corruzione, il reddito potrebbe essere superiore del 2-4% (Banca mondiale); nelle regioni in cui la corruzione è più bassa, il settore delle imprese cresce fino al 3% annuo in più; la corruzione in Italia corrisponde a una "tassa" del 20% sugli investimenti stranieri, il ministro dice anche che secondo il rapporto "Doing Business 2012? le imprese italiane sono bloccate dalla burocrazia.
Secondo il rapporto infatti siamo ancora al 158° posto, su 183 economie esaminate, per quanto riguarda il tempo necessario alla giustizia civile per risolvere una controversia commerciale tra due imprese: in Italia, per concludere un processo e ottenere una sentenza definitiva, sono necessari 1.210 giorni, a fronte dei 331 impiegati in Francia e i 394 in Germania. Come fa un'impresa a sopravvivere e prosperare in un Paese dove nella migliore delle ipotesi per aprire e campare deve affrontare un intricatissimo intreccio di leggi complicate e spesso contraddittorie e usare quasi la metà dei propri introiti per pagare le tasse?