I rifiuti di Napoli e della Campania da mesi vengono inviati fuori regione o oltrefrontiera. Una visione contrapposta del piano rifiuti tra Comune di Napoli e Regione Campania ha portato al prevalere della linea della Provincia di Napoli: non fare nulla! Intanto le aziende del nord continuano ad incassare i soldi per lo smaltimento dei nostri rifiuti. Un immobilismo che prima o poi ci porterà al default.

Il recente lavoro di Amalia De Simone per il Corriere della Sera, sul trasporto dei rifiuti napoletani nelle altre regioni a cura della società provinciale SapNa, ha diversi meriti.

Il primo è quello di aver fatto luce sulle numerose aziende del Nord Italia che continuano a fare grandi affari sulla monnezza napoletana. E' il caso di citarne almeno due. La Rea che permette lo sversamento dei rifiuti napoletani negli impianti toscani e che è nell'orbita di Stefano Gavioli patron di Enerambiente, azienda che a Napoli ha già fatto innumerevoli danni. Si attente l'avvio infatti del processo contro Enerambiente, per corruzione, estorsione e voto di scambio che vede imputati, oltre a Gavioli, la famiglia Cigliano - Dario e Corrado - soci di Gavioli a Napoli. La seconda azienda da ricordare è la Herambiente che permette di sversare la monnezza napoletana in Emilia Romagna. Il gruppo Hera è infatti una della principali - o forse la prima in assoluto - multiutility italiana da sempre molto vicina agli ambienti del centro sinistra e che sulla gestione di monnezza, acqua ed energia ha fatto le sue fortune.

Già nel volume "Chi Comanda Napoli", scritto con Giuseppe Manzo e che ha visto anche un contributo importante di Amalia De Simone, abbiamo provato a dimostrare come proprio le aziende del Nord siano state le principali beneficiarie dell'infinita emergenza rifiuti.

Ma il lavoro di Amalia ci permette anche di tracciare uno scenario attuale politico sulla gestione dei rifiuti a Napoli ed in Campania che sarebbe utile far venire alla luce.

Ad inviare i rifiuti all'estero è la SapNa che risponde alla Provincia di Napoli.

A inviare i rifiuti all'estero è la SapNa, società provinciale che gode di grandi risorse economiche spese principalmente per inviare i rifiuti fuori regione. La SapNa ovviamente risponde alla Provincia di Napoli guidata dal discutibilissimo presidente Luigi Cesaro.

Intanto anche il Comune di Napoli ha provveduto a stipulare accordi con paesi esteri per l'invio dei rifiuti addirittura oltre frontiera, spendendo, dato davvero incredibile, meno rispetto allo sversamento fuori regione.

Il Comune di Napoli agisce però su una idea complessiva di smaltimento dei rifiuti ovvero quella dell'opposizione a discariche ed inceneritori ed a sostegno dell'impiantistica alternativa. Quindi, almeno nelle parole del vice sindaco ed assessore all'ambiente Tommaso Sodano di circa nove mesi fa, la migrazione della monnezza napoletana deve servire per il tempo che ci vuole per costruire l'impiantistica alternativa. Già ma quanto tempo ci vuole? Quanti soldi? Oltre ai già programmati siti di compostaggio quali altri impianti prevede il Comune? Domande che non trovano risposte in un piano strategico articolato.

Per ora la monnezza va fuori regione e fuori nazione, con il beneplacito della Provincia di Napoli.

La Regione Campania invece ha una idea complessiva dello smaltimento dei rifiuti opposta a quella del Comune. Per l'Assessore all'ambiente della giunta Caldoro, ovvero il professor Giovanni Romano bisogna costruire le discariche e gli inceneritori. In pratica la stessa ricetta portata avanti per anni da Antonio Bassolino. Ma intanto la Regione è stata costretta a ripiegare sull'inceneritore di Napoli che vedeva l'opposizione della giunta de Magistris e sulle discariche ha nominato già due commissari ad acta ma non ha costruito nessun impianto.

Ebbene qui chiarire che chi scrive è fermamente contrario ad ogni ipotesi di costruzione di inceneritori e discariche. Ma intanto sul fronte dell'impiantistica da ormai alcuni anni a Napoli ed in Campania non si muove assolutamente nulla.

Il Comune è in carica da un solo anno ed ha programmato solo la realizzazione di impianti di compostaggio senza indicare tempi e modalità di realizzazione. La Regione Campania è in carica dal 2010 e non ha praticamente realizzato alcunchè soprattutto sull'impiantistica sia essa di matrice inceneritorista sia essa di altro tipo. La stessa provincia di Napoli, la più longeva tra le tre istituzioni politicamente parlando, è in carica dal 2009 e sebbene ha la competenza diretta per la gestione delle discariche e gestisce gli impianti STIR che potrebbero essere trasformati in altri tipi di impianti a freddo, non ha mai messo mano alla realizzazione di una pianificazione sugli impianti.

Le discariche del piano Bertolaso, quelle di Chiaiano e Terzigno che hanno distrutto quei territori e sono state fortunatamente chiuse, hanno permesso alle giunte di Provincia e Regione di non occuparsi sostanzialmente della gestione dei flussi dei rifiuti per alcuni anni. Cosi' come lo stesso Comune di Napoli, che in verità ha competenze ridotte sul tema rispetto alle altre due istituzioni ha usufruito per alcuni mesi della disponibilità delle due discariche chiuse alla fine dello scorso anno.

Uno stallo istituzionale dove nel conflitto tra Comune e Regione su due idee diverse di piano sembra aver vinto la terza via esposta dalla Provincia di Napoli, ovvero l'immobilismo.

Anche quando l'ex commissario Annunziato Vardè, incaricato dal governatore Stefano Caldoro di trovare nuove discariche ha individuato i siti, la SapNa con atti ufficiali ha sempre definito quelle zone "non idonee". Così anche sulla paventata apertura della discarica a Quarto, mentre il Comune di Napoli si è addirittura schierato con i cittadini in lotta con una presa di posizione diretta del sindaco de Magistris e la Regione Campania invece abbia più volte ribadito la necessità di costruire la discarica nel Comune flegreo, nulla è stato realizzato.

La linea dell'immobilismo del trio Cesaro - Perillo - Caliedo (il secondo direttore di SapNa ed il terzo assessore all'ambiente della giunta provinciale) è maturata a partire dalla grande mobilitazione che scuote ogni territorio dove le istituzioni, ormai screditate e corresponsabili dello scempio ambientale in Campania, decidono di realizzare un sito. Pertanto non fare assolutamente nulla impedisce il sorgere di conflitti che individuano - fortunatamente - in maniera rapida la parte politica responsabile della costruzione di una discarica o di un inceneritore.

La linea vincente quindi tra Comune e Regione è quella della Provincia di Napoli.

La linea dell'immobilismo. Una strategia che non dice no agli inceneritori, su cui la Regione e diversi gruppi di potere insistono in Campania, ma non si adopera per costruirli. Allo stesso modo si evita il confronto con i comitati di base sull'impiantistica alternativa e non si fa nulla né per affossare le proposte e nemmeno per agevolarle. E quindi ? Se vince la linea dell'immobilismo dove la mettiamo la monnezza?

La mandiamo via. Nella altre regioni, con tanta gioia di politici e gruppi imprenditoriali del Nord che la nostra monnezza se la vedono pagata a peso d'oro per poterla sversare come ha dimostrato Amalia De Simone. Tutti affidi diretti. Ovvero le istituzioni campane prendono accordi con quelle delle altre Regioni che affidano il lavoro a gruppi del territorio. SapNa paga. Napoli è pulita. Le aziende del Nord incassano. E tutti sono felici e contenti.

Il Comune non vuole discariche ed inceneritori come invece vuole la Regione. Prevale la linea dell'immobilismo quella della Provincia di Napoli

La giunta Cesaro arriverà alla fine del suo mandato probabilmente alla fine di questo anno. Troppe sono le scadenze più importanti. La prima è la necessità del presidente Cesaro di ricandidarsi alla Camera per continuare a beneficiare dell'immunità parlamentare e sfuggire alle inchieste che lo vedono coinvolto. La seconda è dovuta alla decisione del governo Monti di abolire le provincie ed aprire una fase di transizione verso le città metropolitane.

Potrebbe passare alla storia come la sola giunta provinciale a non aver fatto assolutamente nulla sul tema dei rifiuti. Né un impianto, né una discarica, né un piano, insomma nessuna programmazione. Ebbene ricordare che Cesaro stravinse le elezioni in piena emergenza rifiuti nel 2009 beneficiando proprio dei disastri dell'amministrazione regionale di centro sinistra di Antonio Bassolino.

Un quadro della situazione che potremmo definire gattopardesco.

Ma poi questa situazione chi la paga?

Paghiamo la Tarsu più alta d'Italia che serve solo a spostare i rifiuti fuori regione o all'estero. Un sistema che prima o poi andrà in default

La paghiamo innanzitutto noi napoletani con una TARSU altissima senza vedere la benchè minima programmazione strategica da parte delle istituzioni competenti su un piano di smaltimento dei rifiuti che vada in controtendenza con i disastri combinati in questi anni. Perché i soldi per mandare i rifiuti fuori regione e fuori nazione li mettiamo innanzitutto noi. In ogni caso è evidente che la linea dell'immobilismo non può durare per molto tempo ancora. Innanzitutto perchè l'assenza di un intervento strutturale porta prima o poi ad un default. La seconda è che anche la vita politica della Provincia di Napoli volge ormai al termine. Nei prossimi giorni le tre istituzioni si incontreranno per fare un punto sulla situazione rifiuti.

Forse è il caso di tornare ad alzare la voce prima che sia troppo tardi.

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