Il presidente Usa alla Convenzione democratica: "We don't turn back".
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha naturalmente accettato la nomination alle presidenziali Usa alla Democratic national convention di Charlotte, North Carolina, ma quello che ha detto sì davanti ad una folla in delirio era un uomo molto diverso, a volte preoccupato e cupo, rispetto all'esaltante Obama di 4 anni fa. «Mi rendo conto che i tempi sono cambiati da quando avevo parlato a questa convention - ha detto al popolo democratico, che spera riuscirà nell'impresa di non consegnare gli Usa al neo-conservatorismo di Mitt Romney - Non sono più solo un candidato. Sono il presidente».
Dopo i discorsi esuberanti dell'ex presidente Clinton e del suo vicepresidente Biden, che hanno illustrato i suoi successi, Obama ha riconosciuto che nei suoi primi quattro anni da presidente non è riuscito a mantenere tutte le promesse fatte, ma poi, rivolgendosi agli scontenti (che nella sinistra liberal e tra i neri non sono pochi) ha avvertito, «se ve ne andate ora, se cedete al cinismo che il cambiamento per il quale ci siamo battuti non è possibile... beh, il cambiamento non avverrà». Poi Obama a ricordato un motto caro anche a Mario Monti: «Siamo tutti sulla stessa barca», ma lo a declinato a "sinistra" sottolineando la necessità di regole contro le deregulation neo-reaganiana dei repubblicani: «Questo Paese funziona solo quando accettiamo determinati obblighi gli uni per agli altri e per le generazioni future»
Ai repubblicani che ricordavano con nostalgia i vecchi tempi ha detto a brutto muso: «Indietro non si torna», e gli ha rinfacciato di voler risolvere i problemi economici provocati da George W. Bush con un'altra dose di politiche ultraliberiste e conservatrici alla Bush: «Hai un surplus? Prova con un taglio delle tasse. Deficit troppo alto? Prova con un altro. Sentite brividi di freddo? Prendete due tagli fiscali, rivedete alcune regole e ci sentiamo in giornata!».
Ma la Convention democratica aspettava anche di sapere cosa avrebbe risposto Obama alla presa in giro fatta da Mitt Rmney sul suo impegno contro il global warming e il presidente ha risposto serio: «Ebbene sì, sì, il mio piano continuerà a ridurre l'inquinamento da anidride carbonica che sta riscaldando il nostro pianeta, perché il cambiamento climatico non è una bufala. Più siccità, inondazioni e incendi non sono uno scherzo. Sono una minaccia per il futuro dei nostri figli. E con queste elezioni possiamo fare qualcosa al riguardo. Vale la pena riempire un paio di bicchierini, direi , anche perché ripetere il ritornello della "bufala" negazionista non è il modo per smentirlo».
Obama ha illustrato come intende agire nei prossimi 4 anni: «È possibile scegliere un percorso in cui abbiamo un maggiore controllo della nostra energia. Dopo trenta anni di inerzia, abbiamo innalzato gli standard dei combustibili, in modo che, entro la metà del prossimo decennio, le automobili e i camion andranno due volte più lontano con un gallone di benzina. Abbiamo raddoppiato il nostro utilizzo di energia rinnovabile, e oggi migliaia di americani hanno un lavoro nella costruzione di turbine eoliche e di batterie a di lunga durata. Nel solo ultimo anno, abbiamo tagliato le importazioni di petrolio di un milione di barili al giorno, più di ogni amministrazione nella storia recente. E oggi, gli Stati Uniti d'America sono meno dipendenti dal petrolio straniero che in qualsiasi momento da quasi due decenni. Ora potete scegliere, tra una strategia che inverte questo progresso, od una che si basa su di esso».
Poi Obama ha ricordato qualcosa che ha fatto arrabbiare in diretta molti ambientalisti su facebook e su twitter: «Negli ultimi tre anni abbiamo aperto milioni di acri alle prospezioni di petrolio e gas, e ne apriremo di più». Ma poi ha detto qualcosa "di sinistra": «A differenza di mio avversario, non lascerò che siano le compagnie petrolifere a scrivere piano energetico di questo paese, o a mettere in pericolo le nostre coste, o raccogliere altri miliardi di dollari di corporate welfare dai nostri contribuenti. Stiamo indicando un percorso migliore: un futuro in cui si continui ad investire nell'eolico, nel solare e nel carbone pulito (e anche qui molti ambientalisti hanno storto il naso, ndr), dove gli agricoltori e gli scienziati di sfruttino nuovi biocarburanti per alimentare le nostre auto e camion, dove i lavoratori edili costruiscano case e fabbriche che utilizzino meno energia e producano meno rifiuti, in cui svilupperemo una fornitura di 100 anni di gas naturale che è proprio sotto i nostri piedi. Se scegliamo questo percorso, saremo in grado di tagliare della metà le nostre importazioni di petrolio entro il 2020 e di ottenere più di 600.000 nuovi posti di lavoro nel solo gas naturale», ed anche qui agli ambientalisti ed alle comunità locali che si battono contro il gas fracking sarà corso un brivido lungo la schiena.
Nonostante il "carbone pulito" ed una buona dose di retorica, dal punto di vista ambientale la cosa più sostanziosa del discorso di Obama è la conferma degli standard di efficienza e dei regolamenti sui gas serra approvati dall'Epa. Anche il gas naturale potrà aiutare la transizione energetica e climatica a breve termine se sostituirà le centrali a carbone. Ma Obama non ha detto cosa intende fare per progetti molto contestati come la condotta petrolifera Keystone XL. Ma di fronte ai repubblicani che fanno finta di accettare la realtà del cambiamento climatico e poi i fanno scrivere l'agenda energetica dagli integralisti ecoscettici e negazionisti del Tea Party e dalle Big Oil e dai King Carbon, il prudente Obama più che il meno peggio sembra l'unica alternativa possibile.
La pensa così anche Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, che ha commentato il discorso di Obama e la Convention democratica. «Le conventions sono finite, le piattaforme sono sul tavolo - ha detto Brune - e il contrasto tra i candidati non potrebbe essere più evidente. Il presidente Obama ha chiarito che si è impegnato a costruire un progresso storico che ha fatto della lotta per un'economi americana ad energia pulita che non mancherà di mantenere sane le nostre famiglie, la nostra economia in crescita e la nostra nazione sicura e forte. Sierra Club applaude il presidente Obama per aver detto quello che doveva dire: la distruzione del clima non è uno scherzo. Si tratta di una minaccia per il futuro dei nostri figli e richiede un'azione immediata.
Nel corso degli ultimi quattro anni, il presidente non ha avuto paura di agire, implementando i vehicle fuel efficiency standards , le salvaguardie per l'aria e l'acqua pulite e le protezioni dall'inquinamento da carbone, tante azioni così significative non erano mai state adottate da qualsiasi Presidente per mitigare la crisi climatica. Sia che si tratti di ridurre la nostra dipendenza dal petrolio, mettendo gli americani a lavorare in posti di lavoro dell'energia pulita, o di affrontare la distruzione climatica, gli obiettivi del presidente Obama sono quelli ai quali ha lavorato nel corso degli ultimi quattro anni. Di fronte agli attacchi incessanti da parte dei miliardari dell'energia sporca, il presidente Obama ha aperto la strada perché l''America diventi il leader mondiale negli investimenti nell'energia pulita. Negli Impianti eolici che sono raddoppiati e nel solare è cresciuto di un fattore 5, mettendo centinaia di migliaia di americani al lavoro nell'energia pulita.
Questo è un progresso di cui essere fieri e che verrà potato avanti solo se il presidente Obama sarà rieletto. Ma c'è ancora molto lavoro da fare per passare dai combustibili sporchi all'energia pulita. Ma per gli americani che vogliono acqua ed aria pulite per i loro figli, un'economia che crei nuovi posti di lavoro nell'energia pulita ed un pianeta sano per comunità sane, queste conventions hanno messo in chiaro che c'è solo una scelta in queste elezioni: il presidente Obama».