"Confini" di Pierluigi Mele
Charles Peguy, il grande autore cattolico francese dei primi anni del ?900, ispiratore di Emmanuel Mounier edi Jacques Maritain affermava che «La giovane e piccola speranza (?) Essa è il cuore della libertà».. La "giovane" e "piccola" speranza , rispetto, per chi crede, alla "fede" e alla "carità". Per Peguy lasperanza fa da supporto, da motore, alle due grandi virtù. Se questo è vero nell'ambito delle virtù "teologali" lo è, laicamente, nell'ambito della politica.
Ora la casa editrice Chiaralettere ha pubblicato un libretto dal titolo "Il cammino della speranza", scritto da due grandi testimoni, ormai novantenni, della politica e della cultura francese: il diplomatico Stephane Hessel (l'autore di "Indignatevi!") e il filosofo-sociologo Edgar Morin.
A leggere questo libro si ricava una grande lezione di politica, o meglio di progettualità politica, aperto al futuro.
Alcune proposte possono essere criticate, o tacciate di "utopismo", liberi di farlo.
Il punto non è questo ma è un altro: ed è quello che la politica diventi, nel suo limite, suscitatrice di speranza.
Max Weber affermava che la politica ha due gambe: l'etica della convinzione e l'etica della responsabilità. Lui, Weber, privilegia l'etica della "responsabilità" (ovvero il tener conto delle conseguenze dell'azione politica) rispetto all'assoluto della "convinzione". Rimanendo in questo "schema" possiamo dire che i nostri autori riescono nell'intento di mantenere un equilibrio tra le due parti.
Equilibrio dinamico, che tiene conto del contesto in cui si muove la politica contemporanea: che è quello planetario. Parlano alla Francia, all'Europa ma il loro orizzonte è il Pianeta (la "Terra-Patria"): "dobbiamo prendere atto che condividiamo un destino planetario; (?) dopo capitalismo finanziario e in balia di ogni sorta di fanatismo e manicheismo etnico, nazionalista, religioso. Essa si scontra con una seriedi crisi che, prese nel loro insieme, formano la Grande Crisi di umanità che non riesce a pervenire alla Vera Umanità". C'è, in questo, un riverbero dei grandi ideali della Rivoluzione Francese e della Resistenza. Il grande sogno di una "Terra-Patria" comune fa da sfondo alle loro proposte. Ed in questo contesto si inserisce la loro visione della globalizzazione, che diventa il paradigma delle loro proposte politiche:"dobbiamo prendere coscienza del fatto che la globalizzazione rappresenta allo stesso tempo il meglio e il peggio che sia potuto accadere all'umanità". Il meglio perché la famiglia umana è tutta interdipendente, il peggio perché il capitalismo finanziario con la sua speculazione domina l'intero pianeta (e in questi anni tutti abbiamo capito cosa vuol dire questo).
Il loro slogan: "globalizzare e deglobalizzare". Una dialettica assaicomplessa. Globalizzare i diritti e le culture e dare spazio alle realtà locali (e in questo c'è grande consonanza con Latouche). Ma a differenza di Latouche, per gli autori, un grande ruolo, in questo cammino, lo può giocare l'Europa. Che auspicano che diventi un vero soggetto politico. Un soggetto, come nel Rinascimento, portatrice di una politica umanista.
Per gli autori è la politica la protagonista del cambiamento. Una politica rinnovata e umanista: la "politica del voler vivere assumerà i tratti di una politica del viver bene. Il voler vivere alimenta il viver bene, il viver bene alimenta il voler vivere; l'uno e l'altro, insieme, aprono il cammino della speranza".