Né applausi né fischi alla proiezione per la terza pellicola italiana in concorso. Una ragazza ha appuntamento con un parlamentare che in cambio di favori sessuali potrebbe farla entrare nel mondo dello spettacolo e un coetaneo autista dell'auto blu che la va a prendere. Un clima plumbeo ma con un tono lieve. La regista: "La storia riguarda il potere maschile in generale".

CLAUDIA MORGOGLIONE

VENEZIA - Sono giovani, figli della precarietà assoluta e di un'Italia che non vede futuro. Si muovono in un clima plumbeo, malgrado l'apparente normalità. Percorrono una città come Roma, perfetto specchio del Paese nel suo sottolineare le distinzioni tra le persone: tra abitanti del centro e delle periferie, tra chi può spendere soldi e chi non li ha, tra chi ha il potere e chi deve servirlo (anche sessualmente) per ottenere qualche favore. Eppure loro, due ragazzi come tanti, riescono a mantenere una sorta di leggerezza, a dispetto di tutto e tutti, tipica della loro età. Un atteggiamento lieve, pur sullo sfondo drammatico, che riflette alla perfezione il tono di Un giorno speciale, il film di cui sono protagonisti.

Accolta senza applausi né fischi alla prima proiezione stampa della mattina, la pellicola - tratta dal romanzo Il cielo con un dito di Claudio Bigagli, edito da Garzanti - è diretta da Francesca Comencini. Ed è la terza e ultima di casa nostra presentata in concorso qui alla Mostra, dopo le ottime prove di E' stato il figlio di Daniele Ciprì e Bella addormentata di Marco Bellocchio.

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Tre film molto diversi tra loro. E con quello della Comencini che si differenzia dagli altri per il tono lieve e per i protagonisti entrambi giovanissimi. Gina, la ventenne debuttante Giulia Valentini, abita nell'estrema periferia romana, Ponte di Nona, e ha una di quelle mamme terribili che spingono la figlia a fare qualsiasi cosa, pur di ottenere la notorietà. La ragazza, infatti, vuole fare (manco a dirlo) l'attrice; e nel giorno speciale che dà titolo alla pellicola la vediamo vestirsi in maniera abbastanza eccessiva e farsi truccare con mano pesante dalla madre per un appuntamento importante: con un deputato che, in cambio di favori sessuali, potrebbe aiutarla a entrare nel mondo dello spettacolo.

E così il parlamentare manda a prendere Gina da un'auto blu, guidata da Marco (il Filippo Scicchitano di Scialla!): un ragazzo semplice al suo primo giorno di lavoro, felice della raccomandazione di un prete che glielo ha fatto ottenere. Insieme, lei e lui, trascorrono ore insieme in attesa del fatidico appuntamento. Imparando a conoscersi. E chissà se la dura realtà in cui si muovono riuscirà a separarli...

Un film che basa molte delle sue chance sulla simpatia e sulla spontaneità dei due protagonisti. E che, oltre alle inquietudini tipicamente giovanili, ha l'ambizione di raccontare l'Italia. Quella del precariato giovanile, ma anche quella del bunga bunga. Della femminilità ridotta a oggetto passivo di piacere maschile. "Volevo porre un'enfasi sul comportamento del politico - spiega la Comencini - ma anche sulla normalità della cosa: andare dal parlamentare per ottenere favori sembra alla ragazza e alla madre la cosa giusta da fare. E così lei ci si va a schiantare, va al macello: la leggerezza che caratterizza il resto della storia, a quel punto, si spezza. Ed è una cosa che non riguarda solo il Palazzo, ma anche la questione del potere maschile in generale. In qualsiasi ambito: cinema compreso".

Le donne, però, non sono solo vittime. Animatrice del movimento Se non ora quando, la regista spiega infatti di essere colpita da queste "piccole imprenditrici, che considerano il loro corpo solo uno strumento, e non il luogo del sé. Come se ci fosse una scissione con la mente. Al di sotto del comportamento per una ragazza come Gina c'è una libera scelta: un fatto che va al di là del caso Berlusconi, a cui il deputato che vediamo sullo schermo, volutamente, non somiglia per nulla".

Una visione al fondo dura, cupa. Ma Francesca rifiuta di darsi al pessimismo: "C'è un enorme problema di cosa lasciamo del nostro Paese ai giovani, ma nella vitalità, la spontaneità dei nostri protagonisti vedo la speranza per il nostro futuro. Mi auguro che la pellicola sia vista da molti ragazzi. Perché fare film può servire anche a questo. E a non rimuovere le cose che sono successe in Italia nel nostro passato recente, che tendiamo a dimenticare con troppa facilità. Loro, le nuove generazioni, devono farcela da soli; ma per riuscirci tutti dobbiamo risvegliarci. Non possiamo lasciarli soli".

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