LONDRA - Per la prima volta in 93 anni di vita "Save the Children", l'organizzazione che si occupa di difendere i diritti dei più piccoli nel mondo, ha deciso di raccogliere fondi non per i bambini e le bambine dell'Uganda, ma per i ragazzini di Londra e di Manchester, per le famiglie disagiate di Aberdeen e di Belfast. Non una cifra importante, 500 mila sterline, ma non è la somma che conta in questo caso, bensì il fatto che il Regno Unito si scopre povero. Smette di essere la sesta potenza economica e torna a precipitare a metà dell'Ottocento non riuscendo più ad assicurare un pasto caldo ai propri figli più poveri o un cappotto di lana per l'inverno.

Ma l'orgoglio inglese per ora prevale. "Siamo di fronte a una provocazione evidente. Save the Children fa politica. Questa raccolta di fondi è infondata e strumentale". Chris Welling, vicino a Tony Blair e a Gordon Brown ha risposto con un'alzata di spalle. "Ci battiamo per chi ha bisogno. Né più né meno. I dati sono a disposizione di chi li vuole vedere".

Ma quali sono le cifre della  povertà inglese? "Tecnicamente le famiglie che guadagnano meno di 17 mila sterline l'anno. Ma secondo le nostre ricerche fanno fatica anche i genitori che arrivano a trentamila. Colpa dei tagli al welfare, dell'aumento del costo del cibo e delle bollette", spiega ancora Welling.

I bambini ridotti alla povertà sarebbero tre milioni e mezzo. Tra loro uno su quattro lo scorso anno ha dovuto rinunciare alla gita scolastica. Troppo costosa. Uno su otto non riesce ad avere un pasto caldo quotidiano. E uno su sette non può immaginare di comprarsi un paio di scarpe.

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