Dario Ronzoni
Per salvare l'occidente non c'è più nulla da fare. Lo sostiene l'antropologa Ida Magli in Dopo l'occidente, il suo ultimo libro, pubblicato per Rizzoli. Una civiltà finita, sotto i colpi dell'individualismo che ha soffocato la religione e il senso del sacro, confuso i ruoli e ucciso il senso del padre e della madre. Un attacco che condensa tutte le tesi dell'ex femminista, che non trova speranza di salvezza nemmeno nella Chiesa di Ratzinger. Speriamo si sbagli.
La civiltà occidentale è finita. Se non ve ne foste accorti, lo annuncia nel suo ultimo libro, pubblicato per Rizzoli, l'antropologa Ida Magli. Tra l'altro, aggiunge è finita già da un po', e ormai non c'è più nulla da fare, se non riflettere sulle cause che l'hanno provocato e gli indiscutibili segnali che lo dimostrano. La perdita del sacro, la fine del senso di comunità, lo spezzarsi del sogno femminista, l'addio alla religione. Tutto questo rappresenta un sunto del pensiero di Ida Magli, che si trova, tutto in una volta, nel suo volume.
Cominciamo dall'inizio: lei è un'antropologa. Ma come fa a studiare una società in cui vive anche lei?
È una mia specifica scelta che ho fatto fin dall'inizio della mia attività. Ho ritenuto che fosse fondamentale applicare gli stessi strumenti che l'antropologia utilizza per i selvaggi alla nostra società. È una cosa che faccio da tempo. Pensi che il mio primo libro era sul Medioevo Italiano. Ma ho continuato anche dopo.
E che cosa ne è venuto fuori da queste ricerche?
Tutto quello che gli storici hanno trascurato. Di solito si cerca di studiare la storia politica, economica e militare. E si lasciano perdere settori importantissimi, come quello della religione, considerato sempre una cosa a parte. E io sono partita da lì, studiando un fenomeno che è presente in tutte le culture, in tutto il mondo e che ha avuto una profonda influenza nella nostra società: il sacro.
E com'è la situazione del sacro nell'occidente?
Ormai la desacralizzazione è in atto. Ma c'è da dire che tutta la religione è minata. È inutile dire che in occidente non c'è più, ma è importante sottolineare che questo costituisce la fine della società.
Non capisco. Perché le due cose sono collegate?
Semplicissimo. Pensi alla preghiera dei cristiani, il Padre Nostro. Che si vede? Che una religione che invoca Dio come Padre, vede nella figura del padre un ruolo importantissimo.
Sì. E quindi?
Che oggi, il padre ha perso la sua importanza, il suo ruolo. Non c'è rispetto per la paternità, e neppure interesse. Ad esempio: come possono gli omosessuali - lo dico solo a titolo di esempio, sia chiaro - che ovviamente sono sterili, chiedere di diventare un padre? L'essenziale della figura del padre è diminuita. E come può la religione restare in salute?
Chiaro.
Ma non è solo il padre. È una cosa che riguarda tutta la società: si è perso il senso dei ruoli, ed è rimasto solo l'individuo. A ben vedere, il declino è cominciato con la Carta dei Diritti dell'uomo.
Addirittura.
Sì. Ponendo al centro l'individuo, e non la società, anche nelle sue forme più ridotte, il mondo occidentale è entrato in agonia. I singoli, anche se sono tantissimi, non possono fondare una società. E questo, in più, crea i problemi di comprensione con l'Islam.
L'Islam?
Sì, l'Islam. I musulmani hanno un fortissimo senso della famiglia, e il ruolo del padre, per loro, è ancora molto solido. Noi non riusciamo a capirli perché leggiamo la loro esistenza sulla base di un punto di vista che è solo nostro, e che privilegia l'individuo, che è occidentale. Loro hanno invece un senso della società che prevale sull'individuo. Per questo la loro forza prevarrà. Ma ormai non c'è più nulla da fare.
La colpa della nostra società, se ho ben capito, è di aver ucciso il padre.
Sì, ma anche la madre. Pensi a quanto è importante la figura della Madonna nella religione. Ora, invece, le donne non si vantano di essere madri, ne sentono il peso. Vogliono essere individui. Senza parlare del colpetto che ha dato anche il governo Monti, che ha tolto il minimo previsto per le madri che sono andate in pensione. Un provvedimento che insegna molto: per risparmiare pochi soldi si è declassato tutto il lavoro, l'impegno, la difficoltà di essere madri.
Ma lei è ancora femminista?
Mah, vede, chi mai lo è ancora? Credo che non lo sia più nessuno. Nel corso delle battaglie sostenute in questo secolo, le donne hanno avuto tutto quello che serviva. Si dovrebbe cominciare a tirare per la giacca anche loro. Hanno accettato il sistema di potere consolidato dai maschi, ma si sono limitate a occuparne i posti. Non hanno saputo creare un sistema di simboli - e i simboli sono fondamentali - alternativo. Si sono limitate a ereditare quello precedente, e non hanno creato o inventato nulla. Ora - anche se è troppo tardi - si dovrebbe mettere in guardia le donne dall'adottare i sistemi simbolici dei maschi. Ma quando c'è da difenderle, le difendo ancora. Dagli attacchi più forti.
Ad esempio?
Quelli di papa Wojtyla, di sicuro. Sono stata l'unica donna, e l'unica femminista a scrivere un libro contro la Muliebris Dignitatem, la lettera apostolica di Papa Giovanni Paolo II del 1988. Perché bastava il titolo a offendere le donne. La donna non ha forse già una dignità? Va decisa dal Papa? Wojtyla è stato spietato anche quando ha condannato l'aborto delle donne rimaste incinte per stupro nelle guerre balcaniche. Erano i figli dei loro nemici. E lui non ha condannato la loro scelta. Ma va anche ricordata la sua morbosa dipendenza dalla Madonna. Lei lo sa che è arrivato a far mettere il proiettile che lo ha colpito nella corona della Madonna di Fatima?
Be', ma lo ha fatto perché, sosteneva, era stata la Madonna a deviare il proiettile abbastanza da non ucciderlo.
Ma questo non cambia il suo atteggiamento generale. Tutta un'esagerazione, un narcisismo debordante, un assolutismo senza limiti. Capita, quando si è potenti e tutti ti applaudono. Ma i potenti andrebbero sempre criticati, per mantenerli a contatto con la realtà.
E di Ratzinger che opinione ha?
È senz'altro meglio. Io lo avevo contattato già ai tempi in cui non era ancora Papa. Ho scelto lui perché lo ritenevo il più intelligente. Gli chiedevo di far sentire la sua influenza in Vaticano per opporsi, in tutti i modi, all'utilizzo dell'euro in Vaticano.
Ma perché?
È una mia battaglia personale: sono sempre stata una convinta anti-europeista. L'Europa Unita è il più grande errore che si potesse fare, e insieme il colpo più duro che si potesse assestare alla nostra civiltà.
In che senso?
La ricchezza dell'Europa è la sua diversità. Sembra una banalità, ma non si può pensare che Mozart sarebbe stato Mozart se fosse stato italiano, e non austriaco. Lo stesso vale per Rossini: non sarebbe stato Rossini se non fosse stato italiano. Ma nelle loro diversità vanno bene entrambi. Soltanto, sono diversi. L'unificazione politica significa far valere allo stesso modo le pere con le mele. E questo non si può fare, se non distruggendo tutto. Del resto, nella difficoltà di un processo che andava per le lunghe, hanno inserito un'unificazione monetaria, cioè l'euro, che non si poteva fare. E che non funzionasse ora lo dicono tutti. Solo che io l'avevo già scritto all'inizio degli anni '90.
Ho capito. Ma che c'entra Ratzinger?
Ecco, torniamo a Ratzinger. Io mi ero rivolta a lui perché impedisse l'ingresso dell'euro nel Vaticano. Ma mi ha risposto che non era in suo potere. Cosa che non era vera, data la sua influenza, ma tant'è. In ogni caso ho stima di lui. È più prudente e più studioso senz'altro del precedente, e questo lo rende più vicino alle persone. Anche se non ha capito che ormai la nostra società è in agonia, e le cose che fa non sono sufficienti.
Cosa dovrebbe fare, allora?
L'unica cosa è togliere gli orpelli, alla Chiesa. A cominciare dai paramenti, dal vestiario, che richiamano, come un'eco, i vestiti dei faraoni egiziani e che sono entrati nella tradizione cristiana attraverso gli ebrei. Ma non solo: ci vorrebbe un nuoo San Francesco, che tolga tutto quello che è superfluo, come la liturgia, le gerarchie, che sopravvivono al messaggio evangelico. Per il resto, ci sono da conservare solo le parole di Gesù, e soltanto quelle possono salvarci. Se si può ancora.
Speriamo di sì.
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