Di Ilaria Ammendola

La banca centrale spagnola risponde a tono al Wall Street Journal affermando che la liquidità che offre agli istituti di credito locali attraverso strumenti non tradizionali è una "porzione insignificante" se confrontata ai prestiti totali dell'Istituto centrale. Il quotidiano aveva sollevato preoccupazioni sul fatto che gli istituti spagnoli stiano dando adeguati collaterali per ricevere finanziamenti dalla Bce.

A luglio l'autorità bancaria spagnola ha attivato un meccanismo alternativo per fornire liquidità alle istituzioni finanziarie, la cosiddetta liquidità del programma di assistenza d'emergenza, per un importo di circa 400 milioni di euro. L'autorità bancaria ha minimizzato le preoccupazioni che l'articolo ha sollevato sul fatto che il governo abbia rimosso i massimali dei tassi sui depositi nel tentativo di arginare i deflussi di depositi.

Venerdì il ministro dell'Economia spagnolo, Luis De Guindos, ha infatti annunciato l'abrogazione della Legge Salgado che penalizzava i depositi con rendimenti superiori a quelli di mercato, istituita a giugno dello scorso anno. Tuttavia non si può dar torto al Wall Street Journal quando mette l'accento sul fatto che i risparmiatori stanno fuggendo dalle banche spagnole.

Sulla base dei dati Bce a luglio i depositi degli istituti di credito della Spagna hanno accusato un calo del 4,7%, a poco più di 1.500 miliardi di euro. Si tratta di una contrazione mensile di quasi 75 miliardi di euro, la più forte mai verificatasi in Spagna da 15 anni ovvero da quando la Bce ha iniziato a registrare tali informazioni nel 1997.

A spingere l'esodo sono i timori per la salute dell'industria bancaria. Anche dopo la richiesta da parte del governo di Madrid di 100 miliardi di euro per ricapitalizzare il settore, clienti e investitori restano preoccupati per le perdite che aleggiano sui bilanci delle banche e per la prospettiva che la Spagna alla fine potrebbe lasciare l'Eurozona.

Come se non bastasse i risparmiatori devono difendersi non solo dalla febbre del settore bancario, ma anche dalla pestilenza del mercato del lavoro. L'incremento della disoccupazione in Spagna sta minando i conti pubblici e rischia di azzerare le maggiori entrate previste dall'erario con l'incremento dell'Iva dal 18% al 21%, in vigore dal 1 settembre. Il costo dei sussidi di disoccupazione cresce a un ritmo mensile di 2,6 miliardi di euro, rispetto ai 2,3 miliardi previsti nel bilancio di previsione dello Stato.

Fino a luglio, le prestazioni per la disoccupazione sono costate 1 miliardo di euro in più che nel luglio scorso, raggiungendo in sette mesi i 18,456 miliardi, quasi due terzi dei 28,503 miliardi previsti dall'esecutivo per l'intero esercizio, con uno sforamento di 2 miliardi, pari all'aumento dell'entrate dato dall'incremento dell'iva nel 2012, secondo i dati pubblicati oggi dal quotidiano El Mundo. Fino a luglio, si sono registrate 200.000 richieste di sussidi per la disoccupazione, con 174.000 prestazioni erogate.

E, secondo i dati pubblicati ieri dall'Istituto nazionale di statistica, ad agosto sono stati distrutti ulteriori 137.000 impieghi, con un aumento di 38.179 disoccupati, fino a un totale di 4.625.634 senza lavoro. Negli ultimi dodici mesi sono stati distrutti 604.541 posti di lavoro, rispetto ai 215.947 dell'anno precedente, e il numero degli iscritti alla Previdenza sociale è diminuito fino alle 16.895.977 persone. Pesanti, dunque, i contraccolpi della riduzione dei versamenti contributivi alla Previdenza sociale.

A luglio, il governo ha dovuto ricorrere al fondo delle casse mutue per far fronte al pagamento di 15 miliardi per le pensioni, davanti alla crisi di tesoreria prodotta dalla riduzione dei versamenti contributivi. E l'esecutivo non ha escluso il ricorso al Fondo di Riserva, il così detto salvadanaio delle pensioni, dotato di 68 miliardi di euro, per far fronte ai pagamenti futuri delle pensioni, in particolare di tredicesime e compensazione dell'aumento dell'inflazione.

E mentre la disoccupazione e la crisi del sistema bancario continuano a mordere, dall'Eurozona si intravede uno spiraglio di luce. Due fonti vicine all'Eurotower hanno anticipato che il piano per l'acquisto di bond in preparazione a Francoforte prevede acquisti illimitati di titoli del debito pubblico, che poi verranno sterilizzati.

La notizia è stata accolta col tappeto rosso sul mercato obbligazionario tant'è che il differenziale spagnolo, che in questi giorni aveva sofferto a causa della continua richiesta di aiuti da parte delle regioni, è tornato sotto i 500 punti base. Il giorno del giudizio però sarà domani. Fino ad allora si può solo sperare che le indiscrezioni siano confermate e che i dettagli del piano che domani verrà presentato dal numero uno della Bce, Mario Draghi, non deludano i mercati.

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