Ambiente
L'appello: inviate una lettera al governo dello Stato
Coloro che hanno perso case e terre per la costruzione delle dighe nella valle di Narmada hanno scelto una forma di protesta estrema, di fronte alla mancanza delle compensazioni: si lasceranno annegare, se il governo dello Stato non rispetta la legge.
Sono a mollo da cinque giorni gli "sfollati" indiani che hanno perso le proprie case a causa della costruzione della dighe Omkareshwar e Indira Sagar, nella valle di Narmada, nello Stato del Madhya Pradesh. ?Una forma di protesta estrema, contro il governo e l'impresa che ha costruito le due centrali idroelettriche, Narmada Hydroelectric Development Corporation (NHDC): si tratta, infatti, di un "jal satyagraha", una forma di protesta gandhiana che i manifestanti non hanno intenzione di interrompere, anche se li porterà a perdere la vita.
Chiedono, in questo modo, che vengano tutelari i loro diritti, di fronte alla decisione dell'impresa che -violando le disposizione dall'Alta Corte e della Suprema Corte- ha iniziato ad innalzare il livello dell'acqua all'interno delle dighe, sommergendo le terre e le case degli sfollati, senza garantire loro alcuna forma di risarcimento.
Il Narmada Bachao Andolan, il movimento nato per opporsi alla costruzione delle dighe nella valle, che sta accompagnando la protesta, ha promosso un'azione urgente, chiedendo di inviare lettere (sotto) al primo ministro dello Stato del Madhya Pradesh (che è socio di NHDC per chiedere di riportare il livello dell'acqua a 189 metri nella diga Omkareshwar e a 260 metri nella Indira Sagar, e di riconoscere un risarcimento a tutti gli sfollati concedendo loro terra.
Con un giudizio del maggio 2011, la Corte aveva stabilito che le autorità avrebbero dovuto garantire almeno due ettari di terra ad ogni sfollato prima del completamento della diga. 2.500 persone restano però in attesa della compensazione.
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