100 mila precari del pubblico rischiano di trovarsi senza lavoro, per effetto della spending review che taglia il 10% del personale e il 20% dei dirigenti della pubblica amministrazione. L'incontro tra il ministro della Funzione Pubblica e i sindacati non ha modificato il clima di incertezza sul futuro lavorativo soprattutto di chi possiede solo un contratto a termine. In una situazione di crisi e con la razionalizzazione degli organici sono proprio gli assunti a tempo quelli che salteranno per primi. Come l'esercito dei 45 mila che da dicembre dell'anno scorso sono rimasti a casa.

Per questo Cgil e Uil hann confermato lo sciopero dei dipendenti pubblici del 28 settembre, mentre Cisl fa sapere che  se c'è un tavolo di trattativa loro non lo diserteranno perché  in paesi come Spagna e Grecia  il settore pubblico ha subito tagli agli organici e allo stipendio senza che i sindacati avessero nemmeno la possibilità di parlare. L'opposizione dei sindacati ai provvedimenti del governo riguardano la sostanza del problema e il metodo applicato.

Da una parte si contesta la pericolosità di tagli indiscriminati al personale per settori nevralgici come la scuola, gli ospedali aumentando le tensioni sociali: medici, infermieri, insegnanti di asilo nido le figure professionali coinvolte. Sul metodo le critiche sono ancora più serrate. In sostanza si accusa il ministro di non aver rispettato i patti sottoscritti il 3 maggio scorso: "Uno dei punti condivisi da tutti ? dice Paolo Pirani, segretario confederale della Uil ? stabiliva che in attesa del passaggio alle nuove regole, i contratti a termine sarebbero stati rinnovati".

Il motivo è semplice, l'introduzione delle nuove norme di assunzione nel settore privato insegna:  la riforma è in vigore da poco più di un mese, e tra i primi effetti c'è proprio il mancato rinnovo dei contratti a termine senza che questo porti ad un'assunzione a tempo indeterminato, come nelle intenzioni del governo. Che, comunque, al di là di una generica disponibilità al dialogo non può offrire. Precisa il ministro Patroni Griffi: "Credo che occorra sperimentare tutte le soluzioni possibili per avviare a soluzione il problema. Questo, naturalmente, non significa che ci sarà una stabilizzazione di massa. Bisogna individuare un percorso che consenta il loro graduale assorbimento ma che sia rispettoso del principio del concorso e che non blocchi per anni la possibilità di immettere giovani".

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