Una città senza mura di pietre e paure

Di Associazione Comunità Progetto Sud

«Vorremmo le parole giuste per dirvi tutte quelle cose che ci sono nelle nostre menti. Ma con le parole, noi ragazze e ragazzi rom, facciamo fatica. Pensieri li abbiamo ma ci è difficile esprimerli. Vorremmo parlare a quelli che ci incontrano per strada e ci chiamano zingari, a quelli che pensano che siamo rumeni o che ci considerano una tribù, simili agli indiani. Noi invece siamo come voi, vogliamo una casa popolare, andare a scuola e lavorare senza essere sempre messi in carcere».

Da queste e altre frasi uscite dalla bocca di alcuni giovani rom di Lamezia Terme, è nata l'idea di abbattere i muri di separazione tra rom e gagè (zingari e italiani) esistenti nella nostra città, muri di pietra, ferro e cemento e muri di paura e omertà.

In Calabria, nella città di Lamezia Terme vivono centinaia di persone di etnia rom. Durante le due "guerre mondiali" essi abitavano baracche lungo il margine del fiume Canne, fino a quando negli anni sessanta sono stati italianizzati, registrati come cittadini, e infine portati in un campo costruito "apposta per loro" in Località Scordovillo, un campo di baracche di latta, cartone e assi di legno, abitandoci in più di mille, circondati da un muro alto sei metri con conficcati in cima pezzetti di vetro. È individuato come il campo rom stanziale più grande del meridione. Da un paio d'anni, in seguito a un'ordinanza di sgombero emessa dal Procuratore delle Repubblica, rimangono ancora  oggi al suo interno più di 600 persone, molte delle quali bambini, adolescenti, giovani adulti, per un totale circa di 145 famiglie (dati 2010), "stipate" in container fatiscenti e carenti dei più ordinari servizi igienici e sanitari. Gli altri circa quattrocento rom tolti dal campo sono stati "inseriti" in case popolari dislocate su alcune zone della città. Con alcuni problemi di convivenza con la popolazione gagé.

Quasi in parallelo all'ordinanza dello sgombero del campo, la locale popolazione rom ha visto acuirsi il suo atavico problema del lavoro, in particolare quello della raccolta, separazione e vendita di materiali ferrosi, poiché decretato illegale in Calabria e in Campania.

Questi eventi hanno interpellato alcuni gruppi del sociale già operanti e collaboranti: chi coi piccoli rom ai fini dell'inserimento scolastico; chi per l'occupazione dei giovani e adulti; chi per il sostegno alle famiglie; chi per l'integrazione tra giovani o tra donne. E da qui è scaturito il progetto "Una città senza mura. I giovani gagé e rom corresponsabili della città futura", progetto finanziato e sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD (Progetti Speciali e Innovativi 2010) e gestito dall'Associazione Comunità Progetto Sud - Onlus di Lamezia Terme in collaborazione con altre realtà territoriali, quali la Cooperativa sociale "Ciarapanì", l'Associazione di volontariato "La Strada", la Cooperativa sociale "Le Agricole" e la Caritas Diocesana di Lamezia Terme, enti che da tempo si occupano dell'integrazione tra rom e gagé, con le rispettive culture e stili di vita, a Lamezia Terme.

Grazie all'approvazione e alla messa in opera delle attività progettuali sostenute dalla Fondazione e avviate sul territorio da diversi mesi, si è dato vita a nuove azioni e a interventi significativi e collaborativi, necessari a creare e sostenere percorsi di coesione sociale tra culture, costumi e tradizioni differenti. Costruire cittadinanza, opportunità di lavoro e coesione sociale è il fine ultimo del disegno progettuale.

Il progetto, della durata di 24 mesi, prevede la realizzazione di tre macro obiettivi e strategie di intervento a favore della popolazione di etnia rom, includendo al suo interno l'attivazione di percorsi e azioni di inclusione sociale attraverso cui sia possibile attivare e coinvolgere il più possibile la popolazione lametina, ponendo particolare attenzione ai giovani sia rom che gagé. L'idea di fondo è quella di innescare, co-costruendoli, processi di cambiamento da realizzare insieme ai giovani in cui essi stessi, pur se di diversa etnia, possano diventare i protagonisti principali nelle scelte e nella costruzione del proprio futuro. Si tratta di parlare di futuro coi giovani in una terra definita da molti ostile, anche se non è semplice.

Nemmeno a noi risulta semplice, specie per la presenza della 'ndrangheta. Pur con timori e preoccupazioni che accompagnano la quotidianità delle pratiche lavorative, il lavoro e gli interventi predisposti dai servizi e dalle azioni progettuali non si sono fermate. Le persone coinvolte sono motivate dalla condivisione di valori e principi comuni quali il rispetto e la dignità della persona umana e soprattutto dal voler realizzare, il completo benessere della persona in stato di difficoltà e bisogno.

L'avvio delle attività progettuali ha consentito di riaprire vecchie e nuove questioni legate ai processi di inclusione sociale dei rom. Ha significato riaprire dialogo sul territorio, su un tema assopito da tempo e rispolverato, come spesso accade, solo nei periodi di campagna elettorale o durante certe emergenze.

Con l'avvio della ricerca-azione sono state coinvolte nell'indagine oltre 50 persone, quali testimoni privilegiati e rappresentati importanti delle Istituzioni pubbliche, del privato, del terzo settore, del mercato, della Chiesa, sia singoli, che famiglie di etnia rom e gagé, coi quali si è provato a ragionare e a discutere su quali secondo loro potessero essere le cause dell'incompiuta cittadinanza dei rom a Lamezia Terme dopo tanti decenni di riconoscimento della cittadinanza. Il report verrà presentato alle persone coinvolte nei prossimi mesi, ma ciò che preme sottolineare è che questo iniziale processo ha aperto il dialogo con più soggetti, istituzionali e non, presenti sul territorio, ciascuno di per sé portatore di interesse e di responsabilità nell'avvio di nuove dinamiche di interazione e  inclusione sociale. Dall'indagine emerge in alcuni la consapevolezza della responsabilità diffusa dell'incompiuta cittadinanza dei rom a Lamezia Terme. Altri permangono convinti che i rom non si vogliono integrare affatto, per loro motivazioni culturali. Ad ogni modo, la conoscenza e l'incontro con "mondi" nuovi e differenti ha comportato la riapertura della questione rom, riletta da punti di vista differenti.

Anche l'area formazione e lavoro sta dando i suoi frutti. Tra le varie attività previste, sono da ricordare l'inserimento lavorativo di 15 giovani rom (uomini e donne di età compresa tra i 16 e i 35 anni) all'interno di aziende del settore agricolo e ambientale (di cui la Cooperativa Ciarapanì si sta occupando), e l'avvio di una rete di collaborazione tra aziende con le quali si è discusso sulle opportunità lavorative che il nostro territorio potrebbe offrire ai giovani lametini, sia essi rom che gagè, e principalmente sulla possibilità di generare o rigenerare insieme processi di responsabilità sociale e nuovi sbocchi lavorativi. Per fare un esempio, la realizzazione e messa in opera del progetto ha concesso a uno degli enti partner (Cooperativa Le Agricole) di acquistare un serra da utilizzare per la produzione di fragole. La cooperativa ha subito e subisce continuamente danni e sfregi nella produzione di prodotti agricoli da parte della delinquenza locale.

Ultimamente sono state strappate e tagliate alcune piante ortive, e questo ha comportato un grande disagio personale e un dispendio di energie e difficoltà economiche. La Cooperativa, composta da donne in difficoltà come madri nubili, donne con disabilità, donne straniere e donne rom, non si è data per vinta. La rete tra imprese costruita con alcuni fornitori locali ha permesso non solo di riprendere il lavoro, ma di pensare a future fattibili opportunità commerciali, come appunto la produzione e la vendita delle fragole sul territorio locale e nazionale. Ci speriamo.

Per ciò che concerne la terza macro-azione e le attività in esse presenti, l'idea di fondo è quella di voler promuovere e attivare processi di avvicinamento da parte della popolazione generale verso i rom attraverso la creazione di reti solidali in grado di mediare le relazioni nella comunità locale. Significa scommettere sui giovani e coi giovani stessi nel realizzare e facilitare i processi di socializzazione e di coesione sociale sul territorio. Sono state avviate diverse attività di animazione sul territorio di Lamezia, che hanno visto protagonisti i più piccoli, bambini rom e gagé di età compresa tra i 5 e i 17 anni. Le attività di animazione, seguite dall'associazione La Strada, sono state svolte in zone pubbliche del comune di Lamezia e ciò ha ingenerato iniziali curiosità e successivamente un avvicinamento da parte dei residenti di quelle zone. Sono iniziative, queste, pensate per avviare dei processi di avvicinamento e mobilitazione emotiva capace di portare a costruire nuovi significati e apportare cambiamenti nelle mappe cognitive delle persone, favorendo di creare nuovi legami e riconoscimenti dell'essere cittadini "alla pari" nella nostra città.

Alla luce dei primi riscontri scaturiti dagli interventi messi in atto, siamo confermati dell'importanza di coinvolgere sempre più e meglio, nella costruzione di una nuova identità e coesione sociale, i differenti soggetti attivi e presenti nella città di Lamezia Terme, siano essi rom o gagé o altro ancora, istituzioni pubbliche o private, terzo settore o libero mercato. Coinvolgersi e coinvolgere tutti indistintamente, e divenire ciascuno corresponsabile del comune presente è elemento determinate nella costruzione del proprio e del comune futuro.

Per la Comunità Progetto Sud, Isabella Saraceni

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