Non si tratta solo di una questione di pari opportunità, ma anche di consentire alle società e ai Paesi di poter «sfruttare» tutte le competenze possibili, soprattutto in un momento di crisi.

di Maria Silvia Sacchi

L'Unione Europea si prepara a varare le quote di genere per i vertici delle società quotate e delle società pubbliche di tutta Europa. La commissaria europea alla Giustizia, Viviane Reding, dovrebbe, infatti, incontrare già oggi i direttori generali della Commissione per proporre loro una direttiva che introduce le quote in tutti e 27 i Paesi dell'Unione.

La direttiva dovrà poi passare al vaglio degli organismi Ue. Che la direzione sarebbero state le quote, d'altra parte, lo aveva già fatto capire la stessa Reding quando, a marzo, aveva ammonito l'Europa per non aver risposto ai richiami di Bruxelles su una maggior apertura dei vertici alle donne:

«Di questo passo ci vorrebbero più di 40 anni per raggiungere un significativo equilibrio fra donne e uomini: cioè almeno un 40% di presenze per entrambi i sessi».

Il tema di come garantire un maggior accesso delle donne nei luoghi decisionali delle società e delle istituzioni è al centro del dibattito economico e politico degli ultimi anni. Non si tratta solo di una questione di pari opportunità, ma anche di consentire alle società e ai Paesi di poter «sfruttare» tutte le competenze possibili, soprattutto in un momento di crisi economica come questo.

Le donne sono sempre più impegnate negli studi e nel lavoro ma con difficoltà riescono a raggiungere gli stessi livelli di carriera degli uomini. Il problema principale è la difficoltà di conciliare la vita lavorativa e la vita familiare, ma contano in questo ambito anche i meccanismi di selezione dei vertici, spesso per cooptazione, che finiscono per privilegiare gli uomini. Per questo, dalla Norvegia, che è stata la prima a prevederle, le quote di genere sono state introdotte in questi anni anche in diversi altri Paesi come Finlandia, Francia, Spagna e Italia.

Nel nostro Paese la legge Golfo-Mosca (dal nome delle due parlamentari che l'hanno proposta) è stata approvata nel luglio del 2011 ma è diventata operativa pochi giorni fa, il 12 agosto. Le prime società a doverla applicare sono quelle dell'ex gruppo Ligresti (oggi di Unipol), la squadra di calcio Juventus e la società siderurgica Danieli.

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