Domani è il "giorno X" per 77 mila aspiranti medici italiani. La sfida è davvero dura, senza contare che quest'anno le graduatorie saranno accorpate tra 12 gruppi di Università e teoricamente diminuirà il rapporto vincitori/concorrenti. Ma sul "numero chiuso" pende la decisione della Consulta che potrebbe definirlo incostituzionale.

E' iniziato il conto alla rovescia per i test di Medicina e Chirurgia. Domani, in tutta Italia, migliaia di studenti italiani si troveranno ad affrontare i quiz per l'ammissione all'agognato corso di laurea. Solo uno su otto (quasi), però, riuscirà a realizzare il sogno di studiare per diventare medico o odontoiatra. I numeri sono impietosi infatti: per 77 mila aspiranti "dottori", i posti disponibili sono 10.173 per Medicina e circa 900 per Odontoiatria. Lo riferisce il Consiglio universitario nazionale (Cun), sottolineando che le università pubbliche più affollate di aspiranti giovani medici saranno Roma Sapienza 1 e 2 (7.830 domande), Milano Statale (4.013), Napoli Federico II (3.831), Torino (3.721 domande), Bari (3.493), Padova (3.218), Catania (3.154) e Palermo (3.122).

Ma sui test di ammissione a medicina pende la decisione della Corte Costituzionale chiamata ad esprimersi sull'appello del Codacons. L'associazione dei consumatori ha infatti invocato la mano del premier Mario Monti e del ministro dell'Istruzione Francesco Profumo affinché «l'assurdo ed antistorico» numero chiuso sia abolita e reso, così, libero l'accesso all'università. Test di ammissione che «non selezionano certo quelli che saranno, ad esempio, i medici migliori. Non si capisce, perché qualche ora di test dovrebbe valere più del voto conseguito alla maturità, dopo un percorso durato ben 5 anni di studio» scrive il Codacons, che punta il dito anche contro le domande di cultura generale inserite nei quiz, così come avvenuto qualche giorno fa sulle pagine del Corriere della Sera nell'articolo del primario "bocciato" ai test. Secondo Marco Donzellim, presidente del Codacons, la selezione degli studenti di medicina andrebbe fatta «durante gli anni universitari, attraverso esami più selettivi e non certo con un test di un centinaio di domande da risolvere in qualche ora».

Alle polemiche del Codacons, vanno ad aggiungersi i dati della ricerca di Skuola.net, secondo i quali il costo medio della tassa concorsuale si aggira attorno ai 55 euro, con punte di 120 euro, come nell'Università del Molise. Considerando che, come detto, gli iscritti alla prova di quest'anno sono 77mila, le Università incasseranno solo dal test di medicina una cifra che l'analisi stima essere attorno ai 4.5 milioni di euro. Un business tutt'altro che trascurabile e che Michele Orezzi, coordinatore dell'Unione degli Universitari, commenta così: «I corsi a numero chiuso si sono moltiplicati con università che hanno fatto proliferare i test d'ingresso per incassare soldi dagli studenti. Si tratta di un paradosso, perché si chiede denaro per esercitare un diritto che è quello allo studio».

Tra le novità dei test di medicina di quest'anno, va segnalato l'accorpamento per la graduatoria di accesso ai Corsi di Laurea che ha portato i 12 gruppi di università italiani a consorziarsi in macroaree omogenee quantitativamente e per contiguità geografica. Ciò vuole dire che lo studente che intende sostenere i test, ad esempio a Milano Bicocca, si troverà al fianco di un collega che vuole entrare a Varese "Insubria" o a Vercelli "Avogadro". Ma chi passa i quiz potrà scegliere a quale dei vari atenei iscriversi, ma verrà favorito chi ha la votazione migliore. Questa procedura, disposta con decreto ministeriale, era stata provata in via sperimentale lo scorso anno in alcune università consorziate.

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