Finalmente una perturbazione più "organizzata" ha raggiunto anche la Toscana provocando precipitazioni diffuse un po' su tutto il territorio della nostra regione. Le piogge, a tratti intense, che in alcune aree hanno provocato anche dei danni, rappresentano un sollievo dopo mesi di intensa siccità.
Anche se si protrarranno - come pare - fino a metà settimana, non sono ovviamente la soluzione all'emergenza idrica ma solo un segno di un auspicabile cambio di tendenza, con l'entrata saltuaria di perturbazioni atlantiche che in qualche mese potrebbero ripristinare condizioni di normalità.
Ad oggi il quadro comunque rimane critico e sostanzialmente invariato: ad esempio, l'invaso di Bilancino contiene 38 milioni di m3 di acqua con riserve per 25-30 giorni; i danni ad alcune produzioni agricole (pomodori, girasole, mais..) per quest'anno sono ormai irreversibili (con lievi speranze di un'attenuazione delle perdite nel settore vitivinicolo viste le piogge di questi giorni), come quelli al settore zootecnico; i fiumi e torrenti sono in completa asciutta oppure vi scorre un rivolo d'acqua non sufficiente a mantenere in vita le biocenosi.
A fronte di questo quadro, come detto, non resta che sperare nella pioggia per scongiurare altri disagi almeno nel breve periodo, e al contempo pianificare un futuro diverso per il governo dell'acqua in un paese che non è esente dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Investire nel settore idrico avendo a disposizione risorse per le manutenzioni (pensiamo solo agli acquedotti per il settore idropotabile e agli impianti di adduzione per il settore agricolo che devono essere resi più efficienti) e anche per nuove infrastrutture, significa migliorare la qualità del servizio, avere minori disagi per i cittadini, indubbi vantaggi ambientali e rilanciare l'economia in un comparto di interesse generale.
Pensare al settore idrico per rilanciare l'economia significa anche investire in innovazione tecnologica per ridurre i consumi e rendere più efficiente l'uso dell'acqua ma contemporaneamente è necessario pensare ad una diversa gestione delle aree agricole irrigue come del territorio tutto: più ambiente e meno cemento non è uno slogan anni ?60 ma l'indicazione fornita da molti enti di ricerca e istituzioni (compresa l'Unione europea) come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, per contrastare la desertificazione nel sud del continente e migliorare la qualità della vita nelle stesse città. Fuori dal quadro emergenziale le scelte vengono dettate dall'agenda politica che per ora purtroppo non ha inserito il tema acqua tra quelli prioritari.