I prezzi dei generi alimentari nel mondo sono aumentati complessivamente del 10% suscitando timore per i contraccolpi di una simile impennata sulle regioni più povere. A lanciare l'allarme è la Banca mondiale secondo cui all'origine dell'innalzamento dei prezzi ci sarebbe un'ondata di caldo torrido che ha investito gli Stati Uniti e fenomeni di siccità in diversi paesi dell'est europeo. A contribuire, anche l'utilizzo del 40% dell'intera produzione di mais per ricavare bioetanolo.

L'indice dei prezzii della Banca Mondiale - che fissa quelli sul mercato internazionale - è salito complessivamente del 6% rispetto alla scorso anno e dell'1% rispetto all'ultimo picco nel febbraio 2011. Il prezzo di mais, frumento e soia è stato oggetto degli aumenti più consistenti, tra il 17 e il 25%, definito "storico" dagli operatori nel settore.

"Non possiamo consentire che questa situazione si traduca in una minaccia alla vita di milioni di persone nelle aree più povere del mondo" ha detto Jim Yong Kim, alla vigilia della sua prima visita in Africa da quando, due mesi fa, è diventato presidente della Banca mondiale.

In alcuni paesi del continente i rincari sono stati particolarmente forti, come in Mozambico dove il prezzo del mais è salito del 113% in un mese o in Sudan dove il sorgo è aumentato del 220%. Secondo Yong Kim le aree più a rischio sono in Africa e nel Medio Oriente, più soggetti all'importazione di alimenti dall'estero. Nel corso del suo viaggio in Africa previsto la prossima settimana, il responsabile dell'organismo economico mondiale visiterà Costa d'Avorio e Sud Africa.

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