«Se non provvede la Repubblica a colmare il vuoto di principi, «se non comunica quale sia la sua visione a proposito di virtù e vizi, di ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, lo faranno altri». È davvero compito dello stato o spetta alle famiglie?»

di Elisabetta Rosaspina

Addio Educazione Civica. Benvenuta Morale Laica. Dal prossimo anno scolastico il piano di studi settimanale degli studenti francesi, dalla prima elementare alla fine delle secondarie, includerà lezioni di etica repubblicana. Anche se la definizione è ancora imprecisa. Nell'annunciare la nuova materia di studi, attraverso Le Journal du Dimanche il ministro dell'Istruzione, Vincent Peillon, ha voluto essere il più chiaro possibile: per lui,

«la morale laica è capire ciò che è giusto, distinguere il bene dal male, è avere dei doveri come dei diritti, delle virtù e, soprattutto, dei valori».

Non è soltanto uno scrupolo da "padre di famiglia" vecchio stampo di fronte a condotte scolastiche sempre più aggressive e strafottenti. Il governo vuole ufficializzare il "potere spirituale" esercitato dalla scuola nella società:

«Ci sono valori più importanti degli altri: la conoscenza, la dedizione, la solidarietà, anziché il valore del denaro, della competitività, dell'egoismo».

Il ministro del governo socialista di François Hollande teme che se non provvede la Repubblica a colmare il vuoto di principi delle nuove generazioni, «se non comunica quale sia la sua visione a proposito di virtù e vizi, di ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, altri lo faranno al suo posto». E non disinteressatamente.

Per esempio: «I mercanti e gli integralisti di ogni genere».

Prima degli allievi, Peillon intende formare quest'anno il corpo docente, perché la nuova disciplina non è poi così facilmente inquadrabile e potrebbe non sfuggire a sospetti di indottrinamento ideologico o addirittura anti clericale.

«La laicità come fatto giuridico, filosofico e storico non è stata sufficientemente studiata - ha detto il ministro al JDD -. Alcuni pensano che la laicità è contro le religioni; altri, al contrario, che sia semplicemente tolleranza; altri che consista unicamente in regole di convivenza».

Ma per Peillon esiste "una laicità interiore". Ovvero l'arte di interrogarsi, di ragionare, di dubitare, di considerare che «un ragionamento non è un'opinione».

L'attuale ministro dell'Istruzione è appoggiato da uno dei suoi predecessori, nonché compagno di partito, Jack Lang, a capo del dicastero nel governo Pierre Bérégovoy, all'inizio degli anni '90, e in quello di Lionel Jospin, fra il 2000 e il 2002: «Bravo Peillon! - ha applaudito Lang -. La morale della Repubblica deve collocarsi al centro dell'educazione e dell'istruzione. La scuola non può fare tutto, ma deve assumersi le sue responsabilità sulle questioni fondamentali. Negli ultimi anni sono fioriti troppi corsi di educazione civica, tanto complicati quanto inutili. Questa nuovo insegnamento dovrà essere il più concreto possibile. Così si dimostrerà una scelta benfatta per allievi, studenti e genitori».

Qualche famiglia si è sentita implicitamente criticata per assenteismo nell'educazione dei rampolli:

«Non siamo creature irresponsabili, incapaci di trasmettere valori» ha protestato, al microfono di BfmTv, Corinne Tapiero, vice presidente di un'associazione parigina di genitori di studenti.

E scettico su «l'utilità di piccole lezioni di morale» si mostra Luc Ferry, ministro dell'Educazione nel governo di Jean-Pierre Raffarin (Ump, il partito di Nicolas Sarkozy).

Ma Peillon non sembra pensare in piccolo: affiderà a una commissione il compito di elaborare la struttura del nuovo insegnamento. Che, come storia e matematica, prevede voto in pagella.

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