Luca Aterini
Tra gli agricoltori serpeggia grande pessimismo, ed il contagio si allarga ai consumatori. La grande siccità che quest'estate si è portata dietro ha bruciato (più o meno letteralmente) una percentuale significativa dei raccolti, ed il prezzo delle derrate alimentari sembra dunque destinato a salire di nuovo, trainato com'è già dall'escalation del caro-benzina. La preoccupazione, però, va ben oltre la necessità di accontentarsi di un po' meno di vino ed olio - magari con la compensazione di una qualità del prodotto sopraffina, benché di quantità modesta - e la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), questo lunedì, ha esortato i paesi del G20 a muoversi per allentare la tensione sui prezzi dei prodotti alimentari.
Xavier Beulin, presidente in Francia della Federazione nazionale dei sindacati degli agricoltori (Fnsea), si accoda alla Fao dicendo di non voler provocare con le sue parole inutili allarmismi, ma l'emergenza è reale. «La congiuntura estiva - afferma Beulin - particolarmente siccitosa negli Stati Uniti, nell'Europa centrale o in Australia, influenza la disponibilità di produzione agricola e delle scorte», in particolare per la disponibilità di cereali. Si profila dunque la tragica possibilità di una nuova crisi alimentare, analoga a quella del 2007-2008 che ha lasciato profonde tracce nell'Africa occidentale, e può essere indirettamente annoverata tra le cause che hanno provocato la Rivolta dei gelsomini nei paesi arabi.
Tristemente, un altro elemento lega la possibilità di una nuova crisi alimentare con quella che colpì duro solo cinque anni fa: la speculazione finanziaria. «In alcuni giorni - constata infatti Beulin - abbiamo sperimentato oscillazioni dei prezzi che, prima del 2007-2008 accadevano nell'arco di un anno. Dovremo abituarci a prezzi che oscillano un po' in basso, un po' in alto».
Non c'è però solo la rassegnazione. Appena alcuni giorni fa, anche il ministro italiano alle Politiche agricole, Mario Catania, affermava che «Le transazioni sulle commodities sono decine di volte superiori al valore delle transazioni reali. Per fermare la cosiddetta volatilità dei prezzi, dovuta anche all' effetto della speculazione, bisogna regolamentare il mercato dei derivati che amplifica le tendenze e quindi dilata gli andamenti reali. E l'unico modo per farlo è raccordare le politiche agricole mondiali».
Una strada in salita, da condursi tra le pressione di lobby e l'ideologia del mercato liberissimo a tutti i costi, sempre e comunque. Ma la strada è obbligata, per quanto ardua. «Abbiamo bisogno di un governance delle scorte alimentari, in particolare per proteggerci dalla speculazione - chiosa Beulin - Non possiamo vivere permanentemente di politiche a breve termine».