E la delegazione siriana abbandona l'aula.

Il presidente egiziano attacca il regime di Damasco definendolo "oppressivo". Parole che non sono piaciute ai delegati siriani che hanno lasciato il vertice dei Paesi non allineati in corso a Teheran. E Khamenei: "Non rinunciamo all'energia nucleare, ma non perseguiamo fini militari". E denuncia: "Struttura del Consiglio di Sicurezza è illogica, dittatoriale". La reazione di Ban Ki Moon.

TEHERAN -  La solidarietà alla battaglia del popolo siriano contro "un regime oppressivo che ha perso legittimità" è un "dovere morale". Sono state queste le parole pronunciate dal presidente egiziano Mohamed Morsi nel corso del suo atteso intervento al vertice dei Paesi non allineati a Teheran. Un vertice nel quale, oltre alla questione siriana, tiene banco la questione del nucleare iraniano.

La delegazione siriana abbandona l'aula. Parole forti, che hanno fatto saltare sulle sedie la delegazione siriana che, di fronte a questo attacco frontale, ha abbandonato la sala. "Il bagno di sangue in Siria non si fermerà senza un fattivo intervento", ha aggiunto il presidente siriano. Un discorso che conferma la linea egiziana riguardo al conflitto che sta flagellando la Siria: l'Egitto, infatti, chiede una soluzione politica per la Siria al più presto e "si oppone a qualsiasi intervento militare esterno, sollecitando il governo di Assad e tutte le parti in causa a fermare tutti gli omicidi e le altre violenze", come si legge in un comunicato congiunto dei governi cinese e egiziano diffuso in seguito alla visita di Morsi a Pechino. "Così, incoraggiamo le parti in causa nei Paesi della regione a risolvere le controversie attraverso un completo e pacifico dialogo politico", si legge ancora nella nota, "sostenendo il popolo affinché esplori un percorso che si adatti alle loro condizioni nazionali e che conduca alla pace, alla stabilità, allo sviluppo, alla democrazia".

Teheran: "Energia nucleare per tutti, armi nucleari per nessuno". L'Iran non perseguirà mai l'obiettivo di dotarsi di armi atomiche, ma allo stesso tempo non vuole rinunciare al suo diritto di produrre energia nucleare. La guida suprema iraniana, Ayatollah Ali Khamenei, nel discorso che ha aperto a Teheran il vertice dei Paesi non allineati, ha voluto ribadire la posizione della Repubblica islamica nel braccio di ferro con l'Occidente sul suo controverso programma nucleare.

"Il nostro motto è energia nucleare per tutti, armi nucleari per nessuno", ha detto Khamenei, ribadendo che l'uso dell'atomo per fini militare è considerato un grande "peccato" dall'Islam. Inoltre il presidente Khamenei ha sostenuto che le sanzioni internazionali contro l'Iran per il suo programma nucleare sospettato di finalità militari non paralizzano il Paese, anzi lo rendono più "solido". "Non ci hanno paralizzato, ma hanno reso i nostri passi più stabili", fermi, ha detto Khamenei riferendosi alle sanzioni internazionali. "Abbiamo visto la mano di Dio che ci aiuta di fronte a queste sfide", ha sostenuto la Guida esaltando "i progressi sotto vari aspetti compiuti dal nostro Paese negli ultimi due decenni".

E non è tutto. Per Khamenei quella del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sarebbe una "dittatura evidente". La struttura del Consiglio di Sicurezza, ha detto, è "illogica", "ingiusta" e "non democratica". "Questa è una forma evidente di dittatura, antiquata e obsoleta e la cui data di scadenza è già passata - ha affermato - Il mondo non può essere controllato da un gruppo di regimi dittatoriali". La Guida Suprema ha poi condannato l'"occupazione" israeliana dei Territori palestinesi.

L'intervento di Ban Ki Moon. "Esorto il governo dell'Iran a prendere le misure necessarie per creare fiducia internazionale sulla natura esclusivamente pacifica del suo programma nucleare", ha detto Ban Ki Moon durante il suo intervento. "Ciò - ha aggiunto - può essere fatto rispettando pienamente con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza" dell'Onu "rilevanti" in questo ambito e "cooperando a fondo con l'Aiea", l'Agenzia atomica internazionale. Con un riferimento, implicito ma chiaro, sia a Israele che all'Iran, il segretario generale dell'Onu ha aggiunto: "Esorto tutte le parti a fermare minacce provocatorie e incendiarie". Una guerra di parole può" sfociare "in una guerra di violenza" e "diventare molto facilmente un massacro". Il Segretario Generale ha condannato con forza la negazione dell'Olocausto e la negazione del diritto di Israele ad esistere: "Respingo ogni minaccia di uno Stato membro di distruggerne un altro o commenti offensivi che negano fatti storici come l'Olocausto", ha dichiarato, riferendosi alle affermazioni del leader iraniano in proposito.

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