Dietro le regole il dominio di Internet. Il volto autoritario di alcuni regimi dalla Cina alla Russia, passando per alcuni Stati asiatici e mediorientali, non ha mancato di emergere in questi ultimi anni. Il tentativo tutt'altro che nascosto è stato ed è quello di arrivare a controllare a livello nazionale contenuti e utilizzo del web. Un rischio che potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi.
A dicembre 193 nazioni si riuniranno a Dubai per la conferenza mondiale dell'Onu-International Telecommunication. In quella sede verranno cercate possibili, per quanto ampie, linee guida sull'utilizzo di Internet. Tra i provvedimenti sarebbero previsti interventi per limitare l'accesso libero a Internet nel caso fossero usati per influire sugli affari interni. Sono comprensibili quindi le preoccupazioni di Europa e Stati Uniti, raccolte ieri dal Financial Times e dal Wall Street Journal . Dietro quelle parole è chiaro che verrebbe reso possibile qualsiasi tipo di intervento da parte dei regimi autoritari.
Nei mesi scorsi l'Iran ha fatto più volte intendere di pensare addirittura a una propria Intranet nazionale per evitare la circolazione di contenuti attraverso la normale Internet. La Cina aggiorna continuamente l'elenco delle parole che, se ricercate sul web, di fatto non conducono a niente. Le ultime erano quelle legate al caso della moglie dell'ex potente Bo Xilai, Gu Kailai, condannata a morte (sentenza sospesa). Oltre a filtri elettronici che impediscono a contenuti giudicati dannosi di arrivare del tutto a Pechino. È nota la mano dura dei russi su blogger e dissidenti.
L'Europa riunirà ministri e funzionari delle telecomunicazioni dal 10 al 15 settembre a Copenaghen per discutere un approccio comune in previsione di Dubai. Sarà l'occasione per capire quanto la Ue e l'Italia sapranno uscire dalla retorica continuando ad affermare con i fatti la libertà di Internet come uno dei diritti umani di base.
Daniele Manca