Entro il 2030 la disponibilità media di acqua potabile diminuirà del 20%.
Un nuovo rapporto prevede che, tra il 2011 e il 2016, gli investimenti globali in progetti di desalinizzazione dell'acqua triplicheranno, grazie soprattutto ai miglioramenti tecnologici ed all'aumento del numero di imprese che entrano in questo business.
Secondo Global Water Intelligence, «gli investimenti in installazioni di impianti di dissalazione cresceranno dai 5 miliardi di dollari dello scorso anno a 8,9 miliardi di dollari di quest'anno, mentre entro il 2016 il settore potrebbe raggiungere 17 miliardi di dollari». Un fattore essenziale per questo rapido sviluppo dei dissalatori è un processo chiamato "forward osmosis" (FO), che utilizza meno calore ed energia rispetto agli attuali impianti ad osmosi inversa, e che potrebbe ridurre di ben il 30% il costo della dissalazione.
I dissalatori sono sempre più richiesti e realizzati nei Paesi emergenti ed in via di sviluppo già alle prese con la scarsità d'acqua, comprese Cina ed India. Ma la maggior parte degli impianti sono stati costruiti in Medio Oriente; mentre la Cina attualmente ha in esercizio 30 dissalatori e altri 6 in costruzione, l'India ne ha già realizzati 8, ed altri 3 sono in via di attuazione.
Su Bloomberg New Energy Finance l'amministratore delegato della Dow Chemical, Andrew Liveris, spiega che «l'acqua in questo momento, su questo pianeta, è una preoccupazione maggiore del carbonio. Abbiamo gestito l'acqua terribilmente male». Sarà anche per questo che nel settore dei dissalatori si stanno facendo largo grandi imprese come la francese Veolia Environnement, la israeliana Ide Technologies e la singaporiana Hyflu, e che le azioni delle aziende che si occupano del ciclo dell'acqua sono vicine ai loro massimi del 2007. Le borse sembrano puntare sulla dissalazione dopo che le energie rinnovabili sono in ritirata per la concorrenza cinese, i tagli degli incentivi europei e l'attacco dei repubblicani Usa ad ogni ipotesi di limitazione delle emissioni di CO2. .
Avshalom Felber, chief executive officer di Ide Technologies, il più grande operatore di dissalatori in Israele, è convinto che «le più grandi economie non saranno in grado di fare un passo avanti senza una soluzione alla carenza idrica ed una delle soluzioni sarà la dissalazione. Oltre alla Cina e l'India, per noi saranno un mercato importante gli Usa del sud».
Secondo l'Onu, entro il 2030 la disponibilità media di acqua potabile diminuirà di oltre il 20% e i dissalatori potrebbero far parte della soluzione a questo calo. La moderna industria della dissalazione risale agli anni ?90, quando l'osmosi inversa, utilizzando una membrana porosa per filtrare il sale, ha ridotto l'energia necessaria per far funzionare i vecchi impianti a distillazione. Per l'International desalination association, un gruppo di industrie Usa, i cosiddetti impianti "RO" producono acqua per un costo di circa un dollaro per m3, la metà del costo di 20 anni fa, ma è ancora 10 volte il costo delle risorse idriche tradizionali, soprattutto perché la desalinizzazione richiede energia elettrica e calore.
Ian Simm, amministratore delegato dell'Impax Asset Management Group, un investitore con un portafoglio di circa 2,8 miliardi di dollari, è moderatamente interessato: «Questo è un settore che ha un potenziale di crescita enorme. Solo che è sostenibile solamente se il prezzo dell'acqua è alto e il costo dell'energia è basso». Anche per Philippe Rohner, gestore a Ginevra del portafoglio Pictet Asset Management di 2,8 miliardi di dollari del fondo Global Water, «la desalinizzazione è una tecnologia che ha un senso economico per situazioni di nicchia molto particolari, dove è presente una scarsa o nessuna fonte di acque sotterranee. Il riutilizzo ed il riciclo dell'acqua offre più opportunità di investimento».
L'osmosi inversa rappresenta circa il 45% del mercato e, con la distillazione tradizionale, è la principale tecnologia utilizzata nella maggior parte del mondo. La nuova osmosi FO lavora a pressioni più basse e che utilizzano meno energia e calore dall'osmosi RO e secondo Robert McGinnis, fondatore di Oasys Water, «può assumere quote di mercato entro 10 anni». Secondo Neil McDougall, presidente della Modern Water, un fornitore britannico di impianti FO che ha già costruito impianti di piccole dimensioni a Gibilterra e in Oman, «la tecnologia potrebbe ridurre il costo di dissalazione di ben il 30%. Questo è il prossimo grande passo in avanti. La tecnologia sarà estremamente trasformativa. Se qualcuno guardasse con gli occhi bene aperti vedrebbe che questa community sta arrivando».
Non la pensano così i suoi concorrenti, che sono convinti che l'osmosi FO non farà molta strada. GE Power & Water Unit punta ad un miglioramento delle membrane e su pompe più efficienti per i dissalatori RO. Julio Zorrilla, direttore per le costruzioni internazionali della spagnola e Acciona Agua, minimizza: «Ci sono alcune nuove idee, ma sono ancora in fasce. Ci aspettiamo che nei prossimi cinque anni il mercato raddoppierà, basandosi sulla tecnologia RO "matura"». Acciona Agua sta realizzando 4 grandi dissalatori RO.
Indipendentemente da quale tecnologia prevarrà, il boom della desalinizzazione sta alleviando la crisi di una ventina di grosse aziende come GE, Dow e Hyflux che riforniscono questo settore e che ora devono lottare con una crescente concorrenza.
«Nel mondo c'è una quantità fissa di acqua dolce e c'è una crescente domanda - ha detto Christopher Gasson, di Global Water Intelligence - Il futuro a lungo termine è estremamente forte. La realtà al momento è incredibilmente angusta, con troppe aziende in competizione per un business troppo piccolo».