STRASBURGO (Reuters) - La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato oggi le incoerenze della legge italiana sulla fecondazione in vitro che impedisce la diagnosi pre-impianto sull'embrione, ma consente l'aborto nel caso emergano nel nascituro anomalie genetiche gravi.
In Italia, alla procreazione medicalmente assistita possono accedere solo le coppie sterili o in cui l'uomo ha una malattia virale trasmissibile.
I giudici di Strasburgo hanno dato ragione a una coppia di romani, portatori sani di fibrosi cistica, malattia genetica incurabile, stabilendo che queste restrizioni violano il loro diritto al rispetto della loro vita privata e familiare.
Nel giudizio, la Corte osserva "l'incoerenza del sistema legislativo italiano" e dice che la legge "lascia ai richiedenti una sola opzione, che genera angoscia e sofferenza: intraprendere una gravidanza attraverso metodi naturali e abortire nel caso in cui un esame riveli che il feto è malato".
E questa è la strada che ha dovuto prendere la coppia romana, già genitori di una bimba affetta da fibrosi cistica, quando la donna è rimasta di nuovo incinta di un bimbo con la stessa malattia.
L'Italia è stata condannata a versare alla coppia 15.000 euro a titolo di danni morali.
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