Domani a Berlino il premier incontrerà la cancelliera Merkel
ANTONELLA RAMPINO
Un colloquio di oltre un'ora, e stavolta non per colazione, in un momento di snodo. Domani il presidente del Consiglio italiano sarà a Berlino da Angela Merkel, e di lì a poco arriverà a Roma il presidente francese Hollande. C'è l'Europa che si muove, con il progetto di nuova Unione europea che renderà comuni anzitutto le politiche fiscali - ovvero le politiche di bilancio - che, già accennato dalla stessa Merkel a Napolitano lo scorso aprile, adesso sta prendendo corpo.
E l'Italia, hanno concordato Monti e Napolitano, che ha affrontato l'emergenza e fatti «i compiti a casa» intende partecipare, a buon diritto, alle scelte da compiersi, consapevole del suo ruolo di Paese fondatore dell'Europa. Il nuovo disegno federalista è però lo strumento attraverso il quale - è in buona sostanza l'analisi - la Cancelliera cerca anche di sfuggire all'offensiva conservatrice di cui è oggetto in patria. Un'offensiva pesante, e pubblica perché pubblicamente espressa per ultimo anche dal presidente della Bundesbank Weidmann, dopo che Mario Draghi era riuscito di fatto nelle scorse settimane a innescare un'operazione antispread semplicemente affermando che se i mercati attaccano un paese debole ne va della stabilità della moneta, e dunque è compito della Bce intervenire. Angela Merkel, si osserva al Quirinale, è consapevole dell'aggressività assunta dagli ambienti conservatori: reagisce «coprendo» la Bce, e dichiarandosi insieme «fedele» alla Bundesbank. Ma sarà anche per lei un anno difficile, in vista delle elezioni tedesche del 2013.
Naturalmente, la situazione europea è determinante per l'Italia. In un orizzonte lungo, quello al quale guardava il colloquio dei due presidenti, c'è un autunno caldo, con le preoccupazioni di Napolitano per la coesione sociale, e si tratta anche di una stagione che verrà scandita da importanti appuntamenti: dal responso della Corte Suprema tedesca sull'Esm del prossimo 12 settembre dipenderà la tenuta italiana sui mercati. Già domani, nel colloquio Monti-Merkel, sarà affrontato il tema del memorandum, ovvero di quanto dovrà essere stringente la prescrizione europea nel caso di sostegno all'Italia.
Mario Monti ha illustrato «a grandi linee», assicurano al Quirinale, la cosiddetta fase 2 del governo, il piano per la crescita frutto delle nove ore di brain storming all'ultimo Consiglio dei ministri. Provvedimenti - dicono ancora al Colle - in fieri, nulla di deciso: Monti ha riferito la discussione che nel governo si è tenuta su quegli «orientamenti», ci sarà poi «tempo e modo per approfondire». E con questo, non che Napolitano non tenga alla crescita: ma il fatto è che ogni sia pur piccolo provvedimento che riaccenda il motore dello sviluppo deve pur essere confrontato con la situazione europea: in pratica, non solo Angela Merkel ma anche la pubblica opinione tedesca va rassicurata, non si farà sviluppo in deficit. E comunque ancora devono essere attuate, completate e consolidate le riforme già fatte dal governo Monti.
Quanto a quelle che definire fibrillazioni politiche è poco, con il Pdl che osteggia il disegno di legge governativo sulla corruzione, e con la legge elettorale in alto mare, dal Quirinale si fa semplicemente notare che «il dibattito politico viene seguito senza commistioni». Che l'orizzonte davanti al governo è ancora «lungo e complesso». Che insomma si affronta la realtà, e i non semplici problemi che la realtà presenta. E par di capire che al Quirinale non si siano apprezzati i «retroscena» giornalistici che hanno legato alla legge elettorale lo scioglimento anticipato delle Camere. Dunque, nessuna «commistione» con le riforme che governo da un lato e Parlamento dall'altro devono portare avanti.