Mancano tre settimane al 17 settembre, primo anniversario del movimento più sorprendente e inaspettato del 2011, Occupy Wall Street. Come lo scorso anno, l'appello degli attivisti americani invita ad occupare le strade di Manhattan in migliaia per continuare a denunciare l'avidità delle multinazionali e il cinismo di Wall Street e delle borse mondiali rivendicando la precedenza delle persone e dell'ambiente sui profitti.
Così, quasi un anno fa, l'economista Paul Krugman salutava il movimento a poche settimane dalla nascita.
Affrontare i malfattori.
Sta succedendo qualcosa. Non è ancora esattamente chiaro cosa, ma potremmo stare assistendo, finalmente, al sorgere di un movimento popolare che, a differenza del Tea Party, se la prende con le persone giuste.
Quando Occupy Wall Street è iniziato tre settimane fa, la maggior parte dei media scherniva gli eventi, quando si degnava di citarli. Per esempio, dopo nove giorni di proteste, la National Public Radio non ha fornito alcuna copertura di sorta.
È, quindi, una testimonianza della passione delle persone coinvolte il fatto che la protesta non solo è proseguita ma è cresciuta, fino a diventare troppo grande per essere ignorata. Con i sindacati e un numero crescente di Democratici che ora esprimono sostegno ai manifestanti, Occupy Wall Street comincia a sembrare un evento importante che potrebbe anche essere visto come un punto di svolta.
Cosa possiamo dire delle proteste? Per prima cosa: l'accusa dei manifestanti che Wall Street è una forza distruttiva, economicamente e politicamente, è completamente giusta.
Un cinismo stanco, la convinzione che non si potrà mai offrire giustizia, hanno preso il controllo di gran parte del nostro dibattito politico - e, sì, io stesso ho talvolta ceduto. Nel processo, è stato facile dimenticare quanto sia davvero scandalosa la storia dei nostri problemi economici. Quindi, nel caso in cui abbiate dimenticato, si tratta di una commedia in tre atti.
Nel primo atto, i banchieri hanno approfittato della liberalizzazione per comportarsi in maniera sregolata (e pagarsi somme principesche), per gonfiare bolle enormi attraverso prestiti sconsiderati. Nel secondo atto, le bolle scoppiano - ma i banchieri sono stati salvati dai contribuenti, con sorprendentemente poche condizioni imposte, anche se i lavoratori comuni hanno continuato a subire le conseguenze dei peccati dei banchieri. E, nel terzo atto, le banche hanno mostrato la loro gratitudine prendendosela con le persone che le avevano salvate, dando il loro appoggio - e la ricchezza che possedevano ancora grazie ai piani di salvataggio - ai politici che promettevano di mantenere le tasse basse e smantellare le blande norme erette nel periodo successivo alla crisi.
Data questa storia, come si fa a non applaudire i manifestanti per aver finalmente preso una posizione?
Ora, è vero che alcuni dei manifestanti sono vestiti in modo bizzarro o hanno sciocchi slogan altisonanti, com'è inevitabile, dato il carattere aperto degli eventi. Ma allora? Io, per lo meno, sono molto più offeso dalla vista di plutocrati squisitamente abbigliati su misura, che devono la loro ininterrotta ricchezza alle garanzie del governo, piagnucolare che il presidente Obama ha detto cose sgarbate su di loro di quanto lo sono dalla vista di una folla eterogenea di giovani che denunciano il consumismo.
Tenete a mente, inoltre, che l'esperienza ha reso dolorosamente chiaro che gli uomini in giacca e cravatta non solo non hanno alcun monopolio della saggezza, ma hanno molto poca saggezza da offrire. Quando i mezzobusti televisivi di, diciamo, CNBC prendono in giro i manifestanti come poco seri, ricordate quante persone serie che ci hanno assicurato che non vi era alcuna bolla immobiliare, che Alan Greenspan era un oracolo e che i disavanzi di bilancio avrebbero spinto i tassi di interesse in crescita.
Una critica migliore alle proteste è l'assenza di richieste politiche specifiche. Probabilmente sarebbe utile se i manifestanti potessero essere d'accordo almeno su alcuni cambiamenti politici principali che vorrebbero vedere realizzati. Ma non dobbiamo dare troppa importanza alla mancanza di specificità. E' chiaro che tipo di cose vogliono i manifestanti di Occupy Wall Street, ed è il lavoro degli intellettuali e dei politici quello di definire i dettagli.
Rich Yeselson, un organizzatore veterano e storico dei movimenti sociali, ha suggerito che la riduzione del debito per i lavoratori americani diventi un elemento centrale delle proteste. Aggiungerò che un tale provvedimento, oltre a servire la giustizia economica, potrebbe fare molto per aiutare la ripresa dell'economia. Suggerirei che i manifestanti chiedano anche investimenti in infrastrutture - non solo tagli fiscali - per contribuire a creare posti di lavoro. Nessuna proposta diventerà legge nel clima politico attuale, ma il punto della protesta è quello di cambiare quel clima politico.
E ci sono vere e proprie opportunità politiche qui. Non è, naturalmente, per i Repubblicani di oggi, che istintivamente si schierano con coloro che Theodore Roosevelt aveva soprannominato "i malfattori di grande ricchezza". Mitt Romney, per esempio - che, tra l'altro, paga probabilmente meno tasse rispetto a molti americani della classe media - si è affrettato a condannare le proteste come "lotta di classe".
Ma ai Democratici viene dato ciò che equivale ad una seconda possibilità. L'amministrazione Obama ha sprecato presto un sacco di potenziale buona volontà adottando politiche favorevoli ai banchieri che non sono riuscite a creare la ripresa economica anche se i banchieri hanno ripagato il favore prendendosela con il presidente. Ora, però, il partito di Obama ha una seconda possibilità. Tutto ciò che deve fare è prendere queste proteste sul serio, come meritano di essere prese.
E se le proteste funzioneranno da pungolo su alcuni politici perché facciano quello che avrebbero dovuto fare da sempre, Occupy Wall Street sarà stato un successo folgorante.