Assad scatena l'esercito: «Vinceremo a ogni costo». Mai tanti morti: In tutto il Paese sarebbero state uccise 450 persone.
L'esercito lealista siriano rilancia l'offensiva per sconfiggere le forze della rivoluzione nella zona di Damasco. E lo fa con le strategie della terra bruciata e della violenza senza limiti anche contro la popolazione civile che sono, sin dall'inizio delle sommosse ormai 18 mesi fa, parte integrante della repressione. Le organizzazioni legate all'opposizione riportano di massacri indiscriminati specialmente a Daraya, una cittadina situata a circa 30 chilometri a sud-ovest della capitale. Difficile verificare il numero delle vittime in modo indipendente.
Fonti locali legate ai ribelli segnalano però «almeno 320 morti» nella sola Daraya, molti dei quali sarebbero stati uccisi in vere e proprie esecuzioni a sangue freddo. Nei video diffusi sin dall'altro ieri via Youtube e sui siti dalle organizzazioni umanitarie sono visibili decine di corpi avvolti in scialli e coperte arrossati di sangue. In maggioranza sembrano giovani uomini che potrebbero aver partecipato alla guerriglia. I loro cadaveri sono accatastati presso la moschea di Abu Auleiman Al Darani. Ma almeno in un video sono riconoscibili anche bambini colpiti alla testa e persino le immagini di un neonato insanguinato.
LA PROPAGANDA - La tv di Stato ripete il consueto mantra, per cui l'esercito starebbe dando la caccia a «terroristi e stranieri infiltrati». A detta dell'agenzia stampa ufficiale Sana: «Le nostre valorose forze armate hanno ripulito Daraya dai resti di gruppi terroristi armati, che hanno commesso crimini contro i figli della cittadina, oltre a distruggere e sabotare proprietà pubbliche e private». L'emittente trasmette le immagini di civili lealisti che ringraziano i soldati per aver «liberato» le loro case. A rafforzare questa tesi si è aggiunto ieri lo stesso presidente Bashar Assad, che, dopo aver incontrato a Damasco una delegazione iraniana, ha per l'ennesima volta puntato il dito contro «il nemico straniero». «Il popolo non permetterà al complotto internazionale contro la Siria di avere successo - ha detto il presidente -. Sconfiggeremo i nostri nemici a qualsiasi prezzo».
GLI ORRORI - Le numerose testimonianze di parte rivoluzionaria segnalano per contro gli orrori commessi dai militari assieme ai cosidetti «Shabiha» (i fantasmi), civili lealisti in genere (ma non sempre) provenienti dagli strati meno abbienti della minoranza alauita. Secondo questa narrativa, corroborata da operazioni simili nel passato specie a Hama, Houla, Aleppo e centinaia tra città e villaggi minori, artiglieria, tank e aviazione avrebbero bombardato con violenza l'intera zona urbana di Daraya da mercoledì a venerdì notte. Quindi, sabato all'alba, l'attacco congiunto di cingolati e fanteria. «I soldati sono entrati casa per casa. L'ordine era di passare immediatamente per le armi qualsiasi prigioniero. Molte vittime sono state trovate negli scantinati. In quelli di un solo palazzo in costruzione abbiamo recuperato 122 corpi. Quasi tutti freddati con spari alla testa e al petto», specificano.
IL GIORNO DEL MASSACRO - I portavoce del Congresso nazionale siriano (una delle organizzazioni più note all'estero) denunciano che le vittime di sabato in tutto il Paese ammonterebbero a 450, «la giornata più sanguinosa dallo scoppio delle rivolte». Scontri sono segnalati nelle ultime ore ad Aleppo, Homs, Eriha e nella regione di Jebel Al Zawyiah. E intanto aumentano i profughi verso Giordania, Libano, Iraq e soprattutto Turchia. Il numero di espatriati starebbe superando globalmente quota 300.000.