CINQUANTATRE anni, umbra, ricercatrice in Italia da quando, ventisettenne, rifiutò l'offerta di Berkeley. Da allora è mente scientifica dell'Istituto Donegani prima, di Montedison in era Gardini, infine di Novamont, spin off che raccolse tutte le attività nella chimica verde dell'ex impero Ferruzzi.

A lei si deve il prodotto simbolo dell'azienda, il «Mater-bi», plastica derivata dal mais per sacchetti biodegradabili. Per quel brevetto mondiale è stata premiata come inventore europeo del 2007. In Novamont è arrivata al top come amministratore delegato. Ne ha fatto un'azienda da 160 milioni di fatturato, leader mondiale nei materiali «bio». A breve resusciterà la raffineria di Porto Torres, dove con Eni ha investito 400 milioni.

Alessandra Perrazzelli non ha dubbi nel fare il suo nome come la miglior interprete dell'eccellenza «rosa» in Italia. Forse l'unica donna giunta al vertice di una grande azienda senza parentele con la proprietà. Catia Bastioli, però, non è una fan delle quote rosa. «Credo anzitutto al merito, senza distinzioni di genere», premette, dicendosi un po' «imbarazzata» a commentare i cda con donne per legge.

Non concorda col coro di applausi?

«Le quote non mi piacciono. Però da realista penso che forse siano l'unica strada per far emergere grandi talenti femminili altrimenti schiacciati dalle consuetudini che governano la vita aziendale».

C'è quindi un maschilismo latente nelle nostre aziende?

«Il sistema premia chi sgomita, più che chi lavora sodo sui progetti. E il carrierismo appartiene al sesso maschile, mentre le donne si appassionano alle strategie di lungo periodo».

Dunque il fattore D è un valore in azienda?

«Penso di sì. Soprattutto ora che tutto il mondo cerca un nuovo modello di sviluppo. Le donne, più degli uomini, sanno pensare differente, liberandosi dei vecchi schemi dell'economia e della finanza».

Un modello di sviluppo al femminile?

«Un'economia che sfrutti meglio le risorse del pianeta, sempre più scarse. Legata ai territori, al rinnovamento, al riutilizzo. Bisogna reinventare tutto da capo, possibilmente senza rinunciare al risultato. Le donne hanno un'innata predisposizione a tutto questo. Nell'organizzazione di un'azienda significa meno ossessione per l'efficienza, più attenzione al cambiamento. È lì che si crea il valore».

Possibile?

«Sì. A Porto Torres produrremo additivi bio che renderanno gli pneumatici riciclabili al 100%, non inquinanti e con minori attriti, il che significa meno consumi».

Scusi, ma in Novamont le donne...?

«Sono tante, di grande talento e pian piano stanno scalando i ruoli di responsabilità. Non so se i cda siano davvero il luogo ideale per esprimere le loro qualità, ma spero che siano almeno un trampolino di lancio».
Massimo Degli Esposti

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