Investimenti per i giovani, fisco, crescita e norme anti-casta.

Fabio Martini

Un rush finale che lasci il segno. Venerdì 24, nel primo Consiglio dei ministri dopo le brevi vacanze, Mario Monti metterà alla prova questa sua ambizione, ascoltando, uno dopo l'altro, tutti i suoi ministri chiamati a proporre liberamente, col metodo del brainstorming, idee e progetti di loro competenza, ma soprattutto indotti a tirar fuori dai cassetti i progetti "chiavi in mano" o comunque attuabili nell'arco di alcune settimane. Scorrendo il calendario, a palazzo Chigi si sono resi conto che da settembre fino al termine della legislatura i giorni parlamentari per tradurre in pratica i buoni propositi non sono molti: sessanta, al massimo settanta. Certo, molto dipenderà da quando il Capo dello Stato deciderà di sciogliere le Camere, ma poiché la data è destinata ad oscillare tra fine gennaio e metà febbraio, le settimane utili non sono molte più di venti. In questo arco di tempo il governo cercherà di attuare quella che potrebbe essere definita l'Agenda Monti di fine legislatura: al momento sono almeno otto i grossi progetti "cantierabili", cioè in avanzato stato di elaborazione e quasi pronti per essere sintetizzabili in un testo e portati in Consiglio dei ministri.

Con una novità in più: Monti intende produrre uno sforzo dichiarato e tangibile per i giovani. Per dirla con le parole del Professore, «il 2013 deve essere l'anno degli investimenti in capitale umano», l'anno nel quale «tutto il Paese si mobilita, scommettendo sui propri giovani, sulle loro competenze, sui loro talenti». Non si tratta ancora di un progetto organico e dunque non è possibile etichettare il dossier (come spesso fanno giornali) in qualcosa definibile come "Piano Monti per i giovani". Si tratta piuttosto di una serie di stimoli, a partire da misure legate al mondo della scuola e dell'Università (nuove opportunità di lavoro all'estero per gli studenti, accordi tra mondo della scuola e associazioni professionali, nuove modalità di reclutamento e formazione degli insegnanti, potenziamento dell'istruzione professionale, la «rivoluzione del merito», annunciata dal ministro Profumo), anche se il governo immagina che gli stimoli più strutturali all'occupazione giovanile debbano venire dalla riforma del mercato del lavoro e da alcune nuove misure contenute nel prossimo piano per la crescita.

Nel Consiglio dei ministri di dopodomani Monti, dopo aver preso atto che il mese di agosto non ha prodotto emergenze e non ha richiesto interventi-tampone e anzi ha indotto per la prima volta le agenzie di rating ad "investire" sull'Italia, cercherà soprattutto di capire in quali tempi sarà possibile portare oltre la linea del traguardo i progetti più ambiziosi già messi in cantiere. Il presidente del Consiglio intende far partire il prima possibile il secondo piano per la crescita del ministro Passera, che dovrebbe essere diviso in due pacchetti: il primo, da varare entro i primi di ottobre, prevede agenda digitale, semplificazioni e start up per le imprese.

Il progetto più ambizioso riguarda la cosiddetta agenda digitale, con la decisione di realizzare nelle regioni del Sud Italia una serie di "Data Center", centri per immagazzinare dati digitali provenienti da diversi siti: dalla Pubblica amministrazione, ma anche dalle aziende impegnate nel Made in Italy ed interessate ad entrare a far parte di una rete capace di fluidificare le esportazioni. Di questa "agenda" fa parte un progetto di più lunga lena: il tentativo di azzerare entro il 2013 il cosiddetto "digital divide", dotando tutto il Paese della banda larga di Internet.

Per quanto riguarda le imprese, in dirittura d'arrivo le norme sulla semplificazione (autorizzazioni e procedure più semplici), sullo start up (modalità più semplici per avviare un'attività imprenditoriale) e lo sportello unico per le aziende straniere interessate ad investire in Italia, che attualmente sono costrette a sopportare un centinaio di adempimenti prima di poter avviare una propria attività.

Il secondo pacchetto del progetto-crescita dovrebbe (ma il condizionale è d'obbligo) avviarsi nelle ultime settimane della legislatura (tra novembre e gennaio) ed è centrato su un nuovo piano energia, col varo di progetti estremamente ambiziosi: il potenziamento della produzione di idrocarburi sul territorio nazionale, con l'obiettivo di coprire in prospettiva il 20% del fabbisogno energetico grazie al petrolio "tricolore"; la progressiva trasformazione dell'Italia nell'hub europeo del gas; il sostegno alla realizzazione di quattro nuovi rigassificatori.

Progetti impegnativi, almeno quanto lo sono provvedimenti di natura diversissima dai precedenti, a cominciare dalla grande incompiuta tra le riforme del governo Monti: quella fiscale, attualmente ferma alla Commissione Finanze della Camera, dove è approdata il 15 giugno. L'obiettivo, dichiarato dal governo al suo insediamento, resta quello di un sistema più trasparente e più equo. E ancora: la riforma del catasto, con la revisione delle rendite e del valore patrimoniale degli immobili; il tentativo di avviare il capitolo dismissioni di patrimonio pubblico, mobiliare immobiliare. Infine le riforme "anti-casta": il taglio delle Province e il "piano Amato" per la riduzione dei contributi ai partiti.

In questo contesto di "cantiere aperto" appare significativo l'appuntamento che il presidente del Consiglio ha dato il 5 settembre alle associazioni degli imprenditori e delle banche, chiamate a palazzo Chigi per fornire, a loro volta, suggerimenti e stimoli per contribuire alla tanto declamata ripresa della crescita.

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