- di Nicola Migliore -
All'areoporto di Edimburgo una passeggera è rimasta turbata alla vista di un manifesto pubblicitario. Non ritraeva una delle solite modelle succinte, ma la "Donna nuda in poltrona rossa" di Pablo Picasso in mostra alla National Galleries of Scotland. Incredibile ma vero: è scattata la censura.
"Censura", un termine che, solo a sentirlo, incute timore, perché fa pensare immediatamente a qualcosa di negativo, qualcosa che bisogna occultare per non offendere il senso civico del pudore. O almeno, così dovrebbe essere? Perché quando si parla di censura nel mondo dell'arte la faccenda si complica: chi stabilisce con precisione quello che andrebbe nascosto perché offende altre persone? E soprattutto, è giusto che un mondo tanto libero e innovativo come l'arte debba andare incontro a dinamiche simili, solo perché a pochi individui quel particolare dettaglio di un'opera genera fastidio?
Le discussioni estetiche intorno alla necessità o meno di applicare la censura all'arte sono state numerose nel corso del tempo, anche perché questa accompagna la storia dell'uomo da moltissimi secoli. Sorprende, però, pensare che nel 2012, in un'epoca in cui, per certi aspetti, molti tabù sono stati rotti e la società e il modo di pensare sono più liberi rispetto al passato, ci siano ancora casi di forte censura. E lo stupore aumenta se si considera l'ultimo episodio, che ha interessato nientemeno che Pablo Picasso, uno dei più grandi maestri dell'arte contemporanea.
Andiamo con ordine: pochi giorni fa, si è aperta l'importante rassegna "Picasso & Modern British Art" alla Scottish National Gallery of Modern Art. Una mostra unica nel suo genere che intende mostrare i legami tra il pittore e l'arte inglese a lui contemporanea, evidenziando i punti di contatto e di rottura tra i due mondi. Per pubblicizzare l'evento, il museo ha scelto di utilizzare la riproduzione del dipinto "Donna nuda in poltrona rossa", uno dei pezzi più belli e importanti della raccolta esposta.
Nulla di strano, verrebbe da dire? E invece no!
I manifesti pubblicitari sono stati appesi anche nella sala degli arrivi all'aeroporto di Edimburgo e, a quanto pare, hanno turbato non poco una signora che era appena scesa dall'aereo da non si sa bene quale località. Turbamento provocato semplicemente dal disegno, per giunta distorto, di una donna completamente nuda. Chissà se la signora in questione ha questo tipo di effetto anche di fronte alle statue greche classiche, almeno quelle non censurate dall'orrida foglietta che copre le intimità; fatto sta che le sue proteste sono state talmente forti e accorate (a quanto pare, la signora non è stata l'unica a manifestare il suo disprezzo) da spingere il personale dell'aeroporto a coprire le nudità.
John Leighton, il direttore delle National Galleries of Scotland, ha prontamente reagito, sostenendo che "è alquanto bizzarro constatare che qualsiasi tipo di immagini raffiguranti donne vestite e svestite possono essere utilizzate nelle pubblicità di oggi senza alcun commento negativo, e invece un nudo dipinto da uno degli artisti più famosi al mondo viene considerato di disturbo e deve essere rimosso. Spero che il pubblico venga a vedere l'opera così com'è davvero, un affezionato e gioioso ritratto di una delle modelle preferite di Picasso, un'immagine che è stata esposta in tutto il mondo".
A domanda, risposta! Ed ecco che, poco dopo la censura, l'aeroporto fa tornare l'immagine com'era prima, giustificandosi in questo modo: "La decisione iniziale è stata presa per rispondere al feedback di un passeggero, che noi consideriamo sempre seriamente. Di riflesso, siamo molto felici di mostrare l'immagine nel terminal e vogliamo scusarci per la confusione generata, soprattutto verso gli organizzatori della mostra".
Pace è fatta, e chissà, magari la notizia farà anche da volano positivo per la mostra. Ma non bisogna cadere nell'errore di considerare l'episodio come una semplice e banale iniziativa di marketing organizzata a tavolino. Anzi, vale la pena soffermarsi sulle parole indignite di Leighton, che giustamente ha ritenuto incredibile che un disegno di Picasso possa creare tanto scalpore, diversamente dalla foto di una donna in reggiseno e slip fotografata in pose provocanti. Certo, è pubblicità, e in quanto tale deve richiamare pubblico! Ma così come la pubblicità gode di una sorta di zona franca (fino a certi limiti, visto che anche alcune campagne sono soggette a censura), anche l'arte dovrebbe essere libera di esprimere i suoi messaggi e le sue originali traduzioni dei tempi che abbiamo vissuto, che viviamo e che andremo a vivere senza remore e senza macchie nere, che hanno l'enorme difetto di nascondere invece di mostrare.
Purtroppo non sarà l'ultimo caso di censura ad apparire sui giornali, ma speriamo almeno che questi episodi siano sempre meno frequenti.
In fondo, cara signora, se quel disegno le dava tanto fastidio, bastava semplicemente distogliere lo sguardo?