"Una giornata nera per la giustizia nel Bahrein", ha commentato Amnesty International dopo la condanna a tre anni di carcere inflitta il 16 agosto a Nabeel Rajab, presidente del Centro per i diritti umani del Bahrein. Rajab è stato giudicato colpevole di aver preso parte a un "raduno illegale" in relazione a una manifestazione svoltasi il 6 febbraio di quest'anno.
"Questa sentenza mette ulteriormente in dubbio l'indipendenza del potere giudiziario del Bahrein. Come molti altri, Rajab è un prigioniero di coscienza, incarcerato solo per aver esercitato pacificamente il suo diritto alla libertà d'espressione e di riunione. Chiediamo che sia rilasciato immediatamente e l'accusa e la condanna siano annullate" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Africa del Nord e Medio Oriente di Amnesty International.
"Quest'ultimo verdetto, se non altro, ha posto la parola fine alle riforme di facciata nel paese. Di fronte a tattiche così brutali di soppressione del dissenso, la comunità internazionale non può più illudersi che il Bahrein abbia intrapreso il cammino delle riforme. I partner internazionali devono farlo presente chiaro e forte alle autorità del paese" - ha aggiunto Sahraoui.
La moglie di Rajab, Sumaya, che ha assistito all'udienza, ha dichiarato ad Amnesty International: "Per quanto dura e ingiusta, questa sentenza non ci ha sorpreso. Mostra quanto sia parziale e corrotto il potere giudiziario del Bahrein. Qui non ci sono diritti umani. La nostra difesa sostiene che quello di oggi è il più grande scandalo nella storia del potere giudiziario del paese".
Nabel Rajab è stato tra gli organizzatori delle manifestazioni contro il governo iniziate nel febbraio 2011. Arrestato il 6 giugno di quest'anno dopo che era stato denunciato per calunnia a causa di alcuni suoi post su Twitter, il 9 luglio era stato già condannato a tre mesi di carcere.