"In queste condizioni i programmi sanitari nel nord-est del Paese, a fronte di una popolazione di 200mila sfollati che ormai ricevono un'assistenza sporadica e insufficiente, sono stati sospesi" - riporta Gianfranco De Maio, Direttore esecutivo di MSF Italia. "Ma non abbiamo accettato di essere espulsi e diffamati e insistiamo a perseguire la via diplomatica".
MSF ha quindi incontrato al più alto livello le autorità governative, sanitarie e militari e ogni sezione è stata sollecitata a incontrare i rappresentanti diplomatici srilankesi. Anche l'Ambasciatore a Roma ha concesso un incontro nel quale l'organizzazione ha ricordato i propri principi e espresso rammarico per la situazione che si è venuta a creare: "Ovunque è stato espresso apprezzamento per l'opera svolta da MSF nel Paese per vent'anni e ci è stata offerta una chiave di lettura dell'attuale impasse e la prospettiva di un suo superamento" - prosegue De Maio. "Abbiamo raccolto attestazioni di stima e volontà di collaborazione, e in particolare a Roma abbiamo ricevuto un'accoglienza oltremodo cordiale e incoraggiante, e preziosi suggerimenti per una più incisiva strategia di comunicazione all'interno del Paese".
MSF ribadisce di essere "una organizzazione indipendente di soccorso medico netutrale che presta soccorso medico a tutte le vittime, a qualsiasi schieramento facciano riferimento". "Se però l'accesso è impedito a noi resta il gesto estremo, quello a cui mai vorremmo ricorrere: il ritiro clamoroso con denuncia puntuale e precisa delle documentate responsabilità nel conflitto e nell'omissione di soccorso" - conclude De Maio.
Medici senza Frontiere ha iniziato ad operare in Sri Lanka nel 1986 fornendo assistenza medica alle popolazioni colpite dal conflitto, lavorando negli ospedali con un programma di cliniche mobili sia nelle zone sotto il controllo del governo, sia in quelle sotto il controllo dell'LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam). Tra il 1990 e il 2003 le cliniche mobili hanno curato circa 400mila pazienti e nel 2004, con il miglioramento della situazione, la presenza di altri attori internazionali e la prospettiva di una trattativa di pace MSF aveva gradualmente chiuso i suoi programmi, per riprenderli in seguito nelle zone colpite dallo tsunami e poi quest'anno, di fronte alla ripresa della violenza e dei combattimenti, con l'accordo del Ministero della salute ha svolto un intervento nelle aree nord-orientali.