E' stata prima una polemica feroce. Poi una protesta di piazza che ha scosso il cuore di Londra. Adesso è un numero. Quanti sono i ragazzi che non andranno all'Università il prossimo anno a causa della triplicazione delle tasse? Quindicimila. Che fine faranno? «Non ne abbiamo la più pallida idea». Danni collaterali della crisi.

Accettabile? C'è voluta una commissione presieduta da Will Hutton, preside dell'Hertford College di Oxford, per mettere nero su bianco quello che tutti sapevano già: se decidi di selezionare gli studenti in base al reddito non porti avanti i migliori. Solo i più ricchi. Da quando sono necessarie mediamente novemila sterline per garantirsi un'educazione superiore, le iscrizioni negli Atenei del Regno sono calate dell'8,8%, da quas trecentomila a poco più di duecentosettantamila.

 «Stiamo chiedendo ai nostri ragazzi di farsi carico di un debito che non ha paragoni in nessuna altra parte del pianeta. Neppure negli Stati Uniti. Così non può funzionare», spiega Hutton. Si salvano i furoiclasse. Oppure chi viene da scuole private da trentamila sterline l'anno.

Gli accessi a Oxford e Cambridge, artistocrazia intellettuale della nazione, sono invariati. Spariscono gli altri. Quelli che non vede nessuno. Quelli che abitano nelle periferie e servono solo a fare massa quando si deve tifare per il Team GB sulle tribune di Hyde Park.

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