Ad Aleppo si continua a combattere

Continua l'assalto dell'esercito. La Casa Bianca non esclude
la possibilità di una no-fly zone.

L'esercito siriano, impegnato in una battaglia feroce per il controllo di Aleppo, continua a bombardare diversi quartieri della seconda città della Siria, che rappresenta uno snodo cruciale per il seguito della rivolta. Lo ha indicato l'Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh).

Intorno alle 3 del mattino (l'1 in Italia), i quartieri di Hanano, Al Sakhour, al Shaar (est) e Seif Dawla (sudovest) sono stati pesantemente bombardati, ha riferito questa ong con sede a Londra che lavora con una rete di militanti e testimoni in tutta la Siria. Raffiche sono state inoltre avvertite in altri quartieri. I comitati locali di coordinamento, che organizzano la contestazione sul terreno, hanno confermato il bombardamento di al Sakhour. Ieri le violenze in tutto il Paese hanno provocato 167 morti (95 civili, 54 soldati e 18 ribelli). Nella sola città di Aleppo, 33 persone sono morte, di cui 24 civili e 9 ribelli. In sedici mesi di rivolta hanno invece perso la vita in Siria più di 21mila persone.

La Casa Bianca non esclude la possibilità di una no-fly zone sulla Siria. «Non ricordo che il presidente abbia mai detto che ci siano opzioni da escludere», afferma il consigliere per la Sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo della Casa Bianca, John Brennan, rispondendo a chi gli chiedeva se l'opzione di una no-fly zone fosse esclusa. «Il governo americano valuta le situazione e i diversi scenari possibili e in accordo con questi esamina piani di emergenza che potrebbero essere disponibili in determinate circostanze», mette in evidenza Brennan, sottolineando che gli Usa «hanno fatto molte cose a favore dell'opposizione. C'è stata molta assistenza umanitaria. Quello che vogliamo fare è assicurarci chi siano esattamente coloro che ricevono gli aiuti». Anche se Al Qaeda cercherà di approfittare della situazione in Siria, «se si guarda all'opposizione, la maggioranza non ha legami ed è contraria. Sono siriani che vogliono realmente cercare di riprendere il controllo delle loro vite e del loro futuro».

Gli effetti delle violenza si ripercuotono sui flussi dell'immigrazione. Nella notte è arrivato nel porto di Crotone un gruppo di 160 siriani allontanatisi dal loro Paese per motivi politici. Il gruppo, formato soprattutto da nuclei familiari, è composto da 76 uomini, 36 donne e 48 bambini. Sono arrivati a bordo di un peschereccio che è stato avvistato a circa dieci miglia dalla costa da un'unità della Guardia di finanza, che l'ha poi scortato fino in porto. Gli immigrati, che stanno tutti bene, sono stati portati nel centro d'accoglienza di Isola Capo Rizzuto.

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